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TORINO. Bancarotta Seat Pg, interdetti gli ex amministratori

TORINO. Bancarotta Seat Pg, interdetti gli ex amministratori

Il maxi dividendo da 3,5 miliardi di euro, che secondo la Procura di Torino ha avviato Seat Pagine Gialle verso il dissesto, costa l'interdizione per un anno da tutte le attività - imprenditoriali e professionali - a quattordici manager, tra consiglieri d'amministrazione e sindaci revisori dell'epoca, compresi ex presidente e ad. Il provvedimento, contro il quale i diretti interessati annunciano ricorso, è stato notificato dalla guardia di finanza su disposizione della magistratura del capoluogo piemontese.

L'inchiesta è quella del procuratore aggiunto Vittorio Nessi e del sostituto procuratore Valerio Longi, del pool penale dell'economia della Procura di Torino, ed è partita due anni fa.

Bancarotta fraudolenta il reato ipotizzato. Tra i destinatari del provvedimento, secondo quanto appreso, ci sono Luca Majocchi, ex ad oggi al vertice di una azienda leader del settore ceramico, l'ex presidente Enrico Giliberti e l'amministratore Nicola Volpi, che oggi siede nel consiglio di amministrazione dell'Inter ed è uomo di fiducia del presidente nerazzurro Erick Thohir.

L'indagine ricostruisce la complessa sequenza delle operazioni straordinarie che ha portato alcuni fondi lussemburghesi di private equity ad acquisire nel 2003 il pieno controllo di Seat Pagine Gialle e a beneficiare, attraverso gli amministratori dell'epoca - alcuni con interessenze nei fondi stessi - del maxi dividendo. L'operazione, secondo l'inchiesta, finì con il far lievitare l'indebitamento della società, alla fine del 2004, a 4 miliardi di euro. Un peso che l'azienda non è stata in grado di gestire negli anni successivi, finendo così con l'essere ammessa al concordato preventivo nel 2013.

La ricostruzione operata dalle Fiamme Gialle nelle indagini preliminari ha portato a ritenere che il dividendo straordinario distribuito agli azionisti dal cda dell'epoca - espressione dei fondi di private equity - fosse in realtà mosso da "logiche di puro profitto dei soci di riferimento, contrario agli interessi della società, in quanto non finalizzato a un miglioramento della struttura patrimoniale e/o finanziaria della stessa e a danno anche del ceto creditorio".

I quattordici provvedimenti interdittivi sono stati trascritti presso le Camere di Commercio e notificati anche agli ordini professionali di riferimento.

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