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18 Luglio 2015 - 10:45
Davide Gariglio
In Piemonte non si vota. Se la giunta Chiamparino dovesse cadere non sarà per mano dei giudici del Tar. Sono stati gli stessi magistrati a metterlo nero su bianco, quasi a voler fugare ogni dubbio di interpretazione, nelle 82 pagine con cui motivano la loro sentenza dello scorso 9 luglio sui ricorsi elettorali.
Il maxi ricorso elettorale sulle firme (false o irregolari) del Pd, firmato dalla pasionaria leghista Patrizia Borgarello, riguardava quattro liste, ma la discussione, dopo i primi controlli svolti dal Tar, proseguirà soltanto per una: quella dei democrats della provincia di Torino. La ricorrente dovrà attivare una causa civile presentando una querela di falso e se ne riparlerà a ottobre. Ma anche se alla fine la lista venisse cancellata, il conteggio dei voti continuerebbe a favorire il presidente in carica. E' una questione di numeri: la lista raccolse 371.929 preferenze, e Chiamparino si impose sul suo concorrente diretto (il berlusconiano Gilberto Pichetto) con uno scarto di 561.038. Facendo la sottrazione, al presidente resterebbe un comodo margine di quasi 190 mila voti. "L'unico effetto che potrebbe astrattamente derivare" dall'accoglimento del ricorso, osserva il Tar, sarebbe "l'annullamento degli eletti nella sola parte relativa ai seggi attribuiti ai candidati della lista 'Pd Chiamparino' nella circoscrizione di Torino".
Il mondo politico e giornalistico piemontese ha già fatto i suoi calcoli e, a quanto sembra, a rischiare il posto sono in otto, tra cui Davide Gariglio (che ha già piazzato sul tavolo le dimissioni dalla carica di segretario regionale del partito), il presidente del consiglio Mauro Laus e l'assessore Gianna Pentenero. La maggioranza non dovrebbe patire gravi conseguenze.
Ma il Tar, fra le righe, avverte che "il problema è prematuro".
Infatti bisogna ancora "stabilire i criteri per procedere a ridistribuire i voti e i seggi". Un invito a evitare le fughe in avanti.
Per l'ex governatore leghista Roberto Cota, che proprio ieri è sceso in piazza per protesta insieme a Matteo Salvini, "Chiamparino è comunque politicamente delegittimato e si deve dimettere per consentire una libera, leale e democratica competizione elettorale".
Il nodo delle irregolarità nelle firme non è ancora sciolto.
I giudici del Tar, prima di decidere, si sono trasformati in detective e hanno esaminato minuziosamente tutta la documentazione: qui manca un timbro, qui la scritta è illeggibile, qui il nome dell'autenticatore non è accompagnato dalla sua carica (come prevede la legge). Per il listino regionale "Chiamparino presidente", per esempio, le firme nulle ("potenzialmente irregolari o potenzialmente false") sono 334 nell'ipotesi più lieve. Non bastano per cancellare la lista, visto che ne erano state raccolte molte più del necessario. Ma è in corso un'inchiesta penale della procura con tredici indagati tra politici Pd e Sel e funzionari democrats (Chiamparino non è coinvolto) che nelle prossime settimane dovrebbe concludersi.
Il segretario dimissionario del Pd del Piemonte, Davide Gariglio, commenta con soddisfazione le motivazioni della sentenza del Tar sulla vicenda firme delle ultime regionali.
"Sono estremamente soddisfatto - afferma - perché si dice chiaramente che la legislatura regionale non é in discussione.
Eventuali illegittimità della lista Pd di Torino non determinerebbero alcuno stravolgimento del risultato elettorale, dato l'enorme scarto di voti tra il centrosinistra e la seconda coalizione. Tale scarto non sarebbe infatti intaccato in modo sostanziale anche se la lista Pd di Torino cadesse".
"Il Pd di Torino - aggiunge - aveva presentato 1.209 firme a sostegno della propria lista, mentre per legge ne bastavano 1.000. C'erano quindi 209 firme in abbondanza. Il Tar ha chiarito che il totale delle firme in astratto 'potenzialmente false' e quindi oggetto di verifica di fronte al giudice civile é pari a 211. Come rileva il Tar, vi é quindi una scarto negativo di sole 2 firme. Nel peggiore dei casi, alla lista mancherebbero solo 2 firme per essere legittima".
Gariglio esorta a questo punto a "non tirarla per le lunghe".
"La signora Borgarello - dice - instauri subito, se lo desidera, la querela di falso di fronte al Tribunale, così andremo celermente a verificare l'autenticità o la falsità delle firme.
Siamo sicuri - conclude - che il giudizio chiarirà che molte di queste 211 firme contestate sono pienamente valide, cosicché le firme valide a sostegno del Pd saranno ben più delle 1.000 richieste dalla legge".
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