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21 Giugno 2015 - 17:53
Con il suo discorso sul lavoro il Papa ha toccato il cuore dei "tanti piccoli imprenditori", che "sudano e stringono i denti di fronte alle tante difficoltà, insieme alle loro famiglie" e che "sono l'ossatura dell'Italia".
Dino De Santis, titolare di una piccola impresa artigiana e presidente della Confartigianato di Torino, non nasconde la sua commozione per l'incontro con il Pontefice. "Ho avuto la fortuna - spiega all'ANSA - di essere in piazzetta Reale, questa mattina, all'incontro che il Papa ha voluto avere con i rappresentanti del mondo del lavoro. Nel suo intervento, non c'è stato passaggio che non sia stato emozionante, commovente.
L'intero discorso è arrivato dritto al nostro cuore ed oggi ci sentiamo meno soli".
Le parole di Papa Bergoglio "ci danno nuovi stimoli a proseguire nel nostro faticoso lavoro - prosegue De Santis - speriamo che chi governa e decide non le abbia solo sentite, ma anche ascoltate. E che ne faccia tesoro perché in Italia le piccole imprese sono il 90%, costituiscono l'ossatura del sistema economico del nostro Paese".
Il presidente della Confartigianato si fa portavoce dei sentimenti di gratitudine dei tanti piccoli imprenditori che erano in piazza: "Con la sua grande sensibilità - dice De Santis - ha lanciato un appello a non rassegnarci, a guardare al futuro con coraggio e serenità. Ci ha commosso in particolare quando ha fatto accenno a quel patto generazionale che è un'esigenza molto sentita, necessaria per dare prospettive alle prossime generazioni e superare la crisi".
"E se vogliamo progettare un nuovo sviluppo per Torino non possiamo prescindere dal passato manifatturiero della nostra città: una verità profonda - conclude De Santis - che tutti, a partire da chi ha responsabilità politiche, dovrebbe tenere bene presente".
Un lungo momento di silenzio davanti a quel telo misterioso. Un lenzuolo in cui c'è l'immagine di un uomo che ha sofferto molto. Papa Francesco è a Torino proprio per l'Ostensione della Sacra Sindone che, secondo la tradizione, ha avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissione. Ma per Papa Francesco quell'immagine è anche il volto di tutte le persone che soffrono. "La Sindone - ha detto all'Angelus - attira verso il volto e il corpo martoriato di Gesù e, nello stesso tempo, spinge verso il volto di ogni persona sofferente e ingiustamente perseguitata".
Questa mattina la seconda tappa della visita del Papa, dopo l'incontro con il mondo del lavoro, è stata proprio la preghiera alla Sindone. Dopo l'applauso dei fedeli di fronte alla cattedrale di San Giovanni, e la benedizione, il pontefice è entrato nella Chiesa e si è seduto di fronte al telo, la testa reclinata verso il basso e le luci abbassate; ha pregato per alcuni minuti, poi dopo il segno della croce si è alzato e si è avvicinato alla teca che custodisce la sindone toccandola con la mano.
La Sindone fu donata alla Chiesa dalla famiglia Savoia e oggi c'era anche il principe Vittorio Emanuele di Savoia, con la moglie Marina Doria e il figlio Emanuele Filiberto in piazza Vittorio Veneto, a Torino, per la Messa di Papa Francesco. Fu proprio il padre del principe, Umberto II, l'ultimo re d'Italia, a decidere di donare la Sindone alla Chiesa. "La Sacra Sindone - ricorda Vittorio Emanuele - è stata per Casa Savoia un oggetto che l'ha strettamente rappresentata e proprio per questo riprodotta in tante medaglie ufficiali della Dinastia, dal XV Secolo in poi. Mio padre, da devotissimo cattolico decise che dopo la propria morte fosse donata al Papa, facendone un punto centrale del Suo testamento. Una intenzione che il re Umberto II espresse personalmente a San Giovanni Paolo II quando lo incontrò a Lisbona, durante il doloroso esilio, il 14 maggio 1982, dieci mesi prima di morire".
Il lavoro non serve soltanto a produrre ma è anche la via per dare "dignità" alla persona. Il Papa arriva a Torino e incontra subito il mondo del lavoro. E tra le prime parole in una terra che una volta era il motore del Paese e che adesso sente, come ovunque, i segni della crisi il Papa si dice "vicino ai giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie; ma anche agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti". E Francesco avverte: "Non si può aspettare la ripresa, il lavoro è fondamentale". Ad ascoltare le sue parole, a piazzetta Reale, anche l'ad di Fca Sergio Marchionne che alla fine dell'incontro scambia col Papa una stretta di mano.
Per riconvertire l'economia, rimettendo al centro non il profitto ma il "bene comune", Papa Francesco ha sottolineato che bisogna dire una serie di "no". "No alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti". "Siamo chiamati a ribadire il 'no' a un'economia dello scarto", "no all'idolatria del denaro", "no alla corruzione", "no all'inequità che genera violenza".
Poi il pensiero alle frange più deboli del mondo del lavoro.
Le donne: "i loro diritti vanno tutelati con forza perché sono ancora discriminate". I giovani: occorre "un patto generazionale", "aprire concrete possibilità di credito per nuove iniziative" perché oggi sono esclusi "a modo di 'usa e getta'".
E poi ci sono gli immigrati: aumentano la competizione per la ricerca del lavoro "ma non vanno colpevolizzati perché sono vittime". E di fronte alle scene di questi giorni, da Ventimiglia alle stazioni, Francesco dice che "è uno spettacolo che fa piangere".
Il tema dei migranti viene richiamato anche quando il Papa argentino recita, durante l'omelia, la poesia piemontese 'Razza nostrana', versi che accompagnavano proprio i migranti che lasciavano queste terre per il mondo nuovo. Storia che Bergoglio ha vissuto nella sua famiglia, e lui, argentino di origini piemontesi, all'Angelus si definisce proprio "nipote di questa terra benedetta".
Momento toccante è la preghiera davanti alla Sindone. In silenzio, il Papa ha chinato il capo e poi ha fissato il telo per alcuni istanti. "La Sindone - ha detto poi all'Angelus, recitato a Piazza Vittorio - attira verso il volto e il corpo martoriato di Gesù e, nello stesso tempo, spinge verso il volto di ogni persona sofferente e ingiustamente perseguitata".
Infine, il giorno dopo il Family Day di Roma, il Papa ricorda come la famiglia sia una "ricchezza" e chiede attenzione soprattutto per i figli e per i nonni.
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