TORINO. Grattacielo, progetto Fuksas modificato per favorire ditte
13 Febbraio 2015 - 20:18
Massimiliano Fuksas
Il progetto di un grattacielo può anche essere firmato da un architetto di fama planetaria come Massimiliano Fuksas ma non è qualcosa di intoccabile: modificarlo è possibile se è utile e conveniente. Questo, più o meno, è quanto si sono sentiti dire gli investigatori della Guardia di Finanza e il pm Stefano Demontis, a Torino, nel corso dei primi interrogatori dell'indagine sulla costruzione della Torre Piemonte, l'edificio di duecento metri che dovrà accogliere gran parte degli uffici della Regione. Il problema sorge se le presunte migliorie nascondono - come sospetta l'accusa - trucchetti e favori ad aziende amiche. E qui fra imprenditori, tecnici e funzionari regionali gli indagati sono sei. Si procede per turbativa d'asta e corruzione. Fuksas consegnò i disegni nel 2007 ma negli anni successivi, in diverse occasioni, si lamentò per come stava crescendo la sua creatura: rispetto all'originale c'era "troppo cemento e poco acciaio". La tesi degli inquirenti è che la "variante migliorativa" sia stata concordata con i costruttori del consorzio Coopsette per fare in modo che alcuni lavori venissero affidati alla ditta di Ezio Enrietti, già presidente della Regione fra il 1980 e il 1983 e ora impresario edile, marito di una dirigente regionale Maria Grazia Ferreri (entrambi indagati). Modifiche scolpite in un documento del 23 dicembre 2013, la "determina 110", ma decise - sempre secondo gli investigatori - con larghissimo anticipo. Si trattava, come è scritto, di "migliorare alcuni aspetti" relativi al sistema strutturale, alle facciate, alle fondamenta. In questo modo era possibile risparmiare 13 mila euro (su un totale di duecento milioni) e un paio di mesi sui tempi di consegna. Fuksas, poi finito al centro di una polemica per l'ammontare della sua parcella (una ventina di milioni che la Corte dei Conti contesterà ai funzionari regionali), continua a ripetere che le modifiche non furono concordate con lui. Nella "determina" si sostiene che fra il 2012 e il 2013 ci furono non meno di 14 riunioni con "i professionisti delegati dall'architetto", i quali "sono sempre stati informati e hanno espresso opinioni". Un punto su cui gli inquirenti dovranno fare chiarezza. Fra le persone sfilate davanti a magistrati e finanzieri figurano Attilio Bastianini (testimone), parlamentare Pli ai tempi della Prima Repubblica, fondatore di uno studio di ingegneri che si è occupato di alcuni aspetti del grattacielo; poi, per sei ore, il direttore dei lavori, Carlo Savasta, uno dei sei indagati. "Il mio assistito - spiega il difensore, Roberto Piacentino - ha rivendicato la correttezza formale e sostanziale delle procedure e dei lavori di adeguamento tecnico. Tutto è stato fatto nell'interesse dell'ente Regione".
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