Cerca

Per chi suona la campana

Monsignor Farinella e la gatta sul tetto... che scotta

L’eporediese è vescovo di Biella dal 2021

Monsignor Farinella e la gatta sul tetto... che scotta

Ha fatto il giro del web un singolare comunicato emesso dal vescovo di Biella sulla sua pagina Facebook. Non si è trattato di un commento scritturistico, di una omelia, di una pia esortazione e neppure di una pagina di spiritualità come quelle che spesso ci  offre il suo confratello nell’episcopato di Ivrea o di una intervista su temi d’attualità come quelle che dispensa l’immarcescibile super  emerito Bettazzi.  

No, l’eporediese monsignor Roberto Farinella dal 2021 vescovo di Biella, noto per la sua bontà d’animo, la sua affabile sorridente bonomia,  la sua non trascurabile cultura e la dignità   del celebrare,  ci ha fatto sapere che sul tetto dell’episcopio è stata segnalata la presenza non  di qualche entità soprannaturale,  bensì di un gattino. Il quale è  poi  infine sceso a terra e adesso è oggetto delle provvide cure delle buone suore addette alla persona di Sua Eccellenza,  con l’avviso che il felino sarà trattenuto in vescovado fino a quando non si presenterà a riprenderlo il legittimo proprietario.

Qualche malevolo – sicuramente prete- ha  ironizzato sul post richiamando il famoso film «La gatta su tetto che scotta» - Cat on a Hot Tin Roof – di Richard Brooks, tratto da un dramma di Tennesse Williams e interpretato dall’indimenticabile Liz Taylor. L’episodio manifesta invece la disarmante delicatezza e   sensibilità  del vescovo Roberto al quale  non difettano le virtù,  sia umane sia teologali,  ma – a quanto ci dicono quel munus regendi,   o arte del governo che, se esercitata, procura ad  un vescovo molti dispiaceri. 

I vescovo  oggi  - non solo quello di Biella - ha scarsi poteri reali nella sua diocesi e si può dire  che sia quasi di fatto esautorato. Prima di tutto c’è la curia, ossia il vicario generale, i vicari episcopali, il consiglio presbiterale e gli officiali di curia e il vescovo, se vuole vivere, deve contrattare o comunque tenere conto delle loro posizioni e resistenze, che riflettono l’equilibrio dei poteri reali nella realtà diocesana.

Nessun vescovo può – come era in passato – sfuggire a queste logiche, che spesso sono di ricatto. Poi ci sono le cordate tra  sacerdoti in base alle  loro affinità elettive, alla loro visione teologiche  e della pastorale , alle loro amicizie, alle loro aspettative di carriera ecclesiastica, ai lo contatti con Roma, ai legami personali con il vescovo precedente o – come ad Ivrea – con i vescovi precedenti,  specie se questi risiedono in diocesi. 

C’è incertezza e inquietudine e si sta attenti  a parlare anche in privato. Solo dei vescovi eroici possono superare questa situazione  ma l’eroismo, anche per i successori degli apostoli, uno non se lo può dare se non ce l’ha. In fondo è già tanto se non si  mette in discussione il Credo, cosa comunque che  in Piemonte è avvenuta con la conseguenza che da Roma è arrivato un buffetto e via come prima. 

Nessun vescovo è immune da queste logiche, varia solo il grado della loro pesantezza. Oggi un vescovo ordina sacerdoti sulla cui formazione  ha scarsissimi  poteri di intervento, se nota che ci sono professori  atei o – come succede  quasi ovunque – che insegnano  la teologia protestante, può fare ben poco. Un tempo avrebbe chiesto lumi a Roma,  oggi, se lo facesse, rischierebbe, come avvenuto, di essere rimosso.  

Poi ci sono le conferenze episcopali - regionale e nazionale - che impediscono ai vescovi di dire la propria, impongono scelte pastorali basate su di un consenso formale per compiacenza o per evitare conflitti. Nel clima di timore e di sospetto di questo pontificato, i vescovi si premurano di non dire mai nulla su niente. 

I documenti collettivi sono generici, parlano molto ma sembrano le risoluzioni del consiglio nazionale della DC quando, per l’equilibrio delle correnti,  era pressocchè impossibile  ritrovarvi un minimo di contenuto tanto tutto era    sfumato. 

Così la parola magica è «sinodalità»,  che però non si sa bene che cosa significhi nel concreto se non che – altra parola magica – bisogna «camminare insieme», parola d’ordine questa che si predica  almeno da cinquant’anni. Così  si fa finta che tutto proceda nel migliore dei modi e si parla d’altro in attesa dei 75 anni attesi come una liberazione. 

C’è incertezza e inquietudine e si sta attenti  a parlare anche in privato. Solo dei vescovi eroici possono superare questa situazione  ma l’eroismo, anche per i successori degli apostoli, uno non se lo può dare se non ce l’ha. In fondo è già tanto se non si  mette in discussione il Credo, cosa comunque che  in Piemonte è avvenuta con la conseguenza che da Roma è arrivato un buffetto e via come prima. 

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori