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07 Febbraio 2017 - 14:48
RivaBanca
L'autoriforma del credito cooperativo indica una necessità di accorpamenti o trasformazioni la previsione per i prossimi anni è un passaggio da 370 a meno di 100 bcc con pochissime capogruppo, sembrano opzioni semplici, ma in realtà sono obbligate e le vere scelte sono fattibili soltanto dalle più grandi banche cooperative.
Rivabanca è piccola e giovanissima, anche se la sua gestazione è stata lunga, è durata quattro anni, l’autorizzazione di Banca d’Italia è arrivata il 26 gennaio 2015, la sede e primo sportello ha aperto al pubblico mercoledì 1 luglio 2015
Il percorso iniziato a fine 2010 con la costituzione del Comitato promotore e poi con l'adesione degli oltre 1.500 soci ha incrociato il peggior momento di crisi del sistema bancario in Italia e nel mondo, i cambiamenti e la complicazione delle normative dovute al protocollo di “Basilea 3”, alle numerosissime richieste della BCE di mettere in sicurezza anche le “piccole” banche, la crisi stessa di alcune banche italiane.
Oggi siamo ad un punto di svolta per Rivabanca, la nostra banca, ci abbiamo creduto in 1600 canavesani, ma prendiamo atto che il mondo bancario è cambiato .
Un CdA lungimirante, attento e rigoroso, ha l’onestà intellettuale di ammettere le difficoltà e la lungimiranza necessaria per prevenire danni futuri ed il rigore di difendere i risparmi dei soci. Un CdA che non vuole “ chiudere la stalla quando i buoi sono scappati”, come si è visto fare nel mondo bancario troppe volte negli ultimi anni, e che sa anticipare le situazioni di stress e garantire che nessuno debba averne danno.
Ogni imprenditore sa che non si può prescindere dal guardare al futuro, non si può nascondere la testa sotto la sabbia come lo struzzo e soltanto chi è miope si sofferma sul risultato dell’oggi senza programmare il domani.
E’ chiaro che in mancanza di una visione di insieme anche le cifre vengano lette in un’ottica ristretta e non vengano interpretate nella loro dimensione più ampia.
Ad oggi, e per ora, il conto economico di RivaBanca è migliore di quanto previsto dal piano industriale, ma soprattutto per l'evoluzione continua in chiave restrittiva delle regole bancarie dal punto di vista patrimoniale la situazione può diventare difficile; pertanto ad oggi è stata individuata una soluzione vantaggiosa nella fusione all’interno del mondo BCC ed è necessario cogliere un’occasione che forse non si presenterà più.
Non è deontologicamente corretto rischiare il denaro altrui, quando è possibile una soluzione per salvaguardarlo e garantirlo.
Per senso di responsabilità è meglio oggi rinunciare al campanile ma ribadire il senso di appartenenza al Canavese, essere riferimento di circa 50.000 abitanti e 21 comuni portandolo in un contesto più ampio e sicuro, ed approfittare del forte concetto di territorialità insito al sistema stesso delle BCC, é preferibile progettare una fusione per diventare una banca importante che abbia la potenzialità anche per il futuro di portare sviluppo… e chissà finalmente quell’area omogenea che abbiamo sempre chiamato "il giro dei 25” potrà svilupparsi egli abitanti esserne avvantaggiati.
È vero, RivaBanca ha raggiunto i risultati del suo piano industriale anche prima del previsto, ma è piccola e dunque fragile ed esposta a rischio, nella fusione con una Banca d’Alba ci sono soltanto estremi positivi:
1. reale possibilità di sviluppo per il territorio grazie ad una considerevole possibilità di credito
2. il mantenimento di tutti i posti di lavoro creati per i giovani del territorio che lavorano in RivaBanca
3. Massima garanzia ai soci del valore del loro investimento (1000 RivaBanca = 1000 Banca d’Alba e del Canavese)
4. accesso ai numerosissimi servizi ai soci già esistenti in BdA e per forza di cose non ancora attivabili in RivaBanca
E' difficile un matrimonio d’amore tra banche, ma almeno se non si è con l’acqua alla gola ci si può scegliere lo sposo…
Rivabanca
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