A distanza di due settimane per consentire eventuali repliche e precisazioni, eccovi la promessa seconda (e ultima) puntata sulla "cena itinerante con specialità monferrine a cura dei ristoratori e dei produttori del territorio" denominata "Cortili di gusto" tenutasi il 6-7 agosto nel Capoluogo di Casalborgone e organizzata da Explore Monferrato con il patrocinio del Comune di Casalborgone. Breve riassunto delle puntata precedente: si osservava che qui siamo vicini ma non apparteniamo al Basso Monferrato e si poneva qualche dubbio sul rispetto dei requisiti di sicurezza da parte dell'organizzazione. Infine, per creare un po' di suspence, la lettera si chiudeva domandandosi che bisogno ci fosse mai di creare una "moneta" per la manifestazione, il "monferrino". Fisicamente, il "monferrino" è un dischetto di cartoncino leggero – facile a perdersi, ne ho trovati diversi sparsi per il Capoluogo nei giorni seguenti la manifestazione – che vale un euro (ma c'è anche il mezzo monferrino, ovviamente equivalente a cinquanta centesimi). Si va alla cassa, si cambiano gli euro in monferrini e si possono comprare le specialità dei produttori e ristoratori locali. Non pensate che sia una valuta "parallela", una moneta locale come ad esempio il "sardex" in Sardegna, che si continua a scambiare nel tempo tra coloro che accettano di far parte della comunità che riconosce valore a questa "moneta". A fine manifestazione, produttori e ristoratori cambiano immediatamente in euro i monferrini guadagnati. Ci si potrebbe chiedere: è soltanto un gioco, un po' di folklore, o questo sistema comporta qualche vantaggio dal punto di vista fiscale? Una cosa è certa: se mangi nei ristoranti o compri i prodotti nei negozi degli stessi ristoratori e produttori che gestiscono i punti vendita di "Cortili di gusto" sono tenuti a farti ricevuta o fattura. Proseguendo con le curiosità di ambito economico, altre domande si affacciano. In che cosa è consistito esattamente il patrocinio del Comune? Ha fornito personale e risorse per apparecchiare e sparecchiare la grande cena gratuitamente, o chi aveva un punto vendita ha dovuto pagare la piazzola, come fanno gli ambulanti del mercato? Chi ha pagato la luce, chi ha pagato lo smaltimento delle immondizie che si sono prodotte? Tra l'altro: quasi tutto indifferenziato, si separava a stento il vetro, non certo un messaggio "educativo" per i tanti bambini e ragazzi presenti. Sarebbe bello che l'amministrazione e la stessa Explore Monferrato chiarissero questi punti e dissipassero ogni dubbio. Perché nel caso in cui i ristoratori e i produttori avessero ottenuto il non trascurabile vantaggio di poter considerare guadagno quasi tutto il ricavato, non possono che essere stati, sia pure indirettamente, i cittadini casalborgonesi a pagare, volenti o nolenti, quelle spese che ogni imprenditore che si rispetti sa bene di dover sottrarre ai suoi ricavi per definire il suo legittimo profitto. Ermanno Vitale
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