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IVREA. Dialisi e Nefrologia. Saitta: "Caro Luigi Ricca, della sanità me ne occupo io"

Caro Ricca e cari Sindaci che avete firmato la lettera,

ho letto con attenzione le vostre parole relative alla struttura di nefrologia e dialisi dell’ospedale di Ivrea con la richiesta di modificare la decisione assunta dalla Giunta regionale nei propri atti di programmazione con la quale si classificata quella struttura come semplice anziché complessa.

Vi confesso che sono rimasto un po'sorpreso: so bene che la legge indica nel sindaco il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio, ma non dell’organizzazione dei servizi né delle nomine dei primari. In secondo luogo perché la delibera 1-600 sul riordino della rete ospedaliera non è un atto modificabile alla luce di negoziazioni con i primi cittadini né con chiunque atto: è un atto programmatorio che a suo tempo – era il dicembre 2014 – è stata sottoposta dalla Giunta Chiamparino  ai Ministeri dell’Economia e la Salute – ovvero ai nostri controllori romani – e da questi approvato nel suo complesso e nella sua interezza e rappresenta uno dei tasselli più importanti del percorso da noi intrapreso per potare il Piemonte fuori dal piano di rientro dal debito sanitario.

La Regione Piemonte - voglio ricordarlo ancora una volta visto che riscontro ancora qualche amnesie - dal 2010 è sottoposta a piano di rientro dal debito sanitario: di fatto questo significa essere “commissariati” e sottoposti a un continuo controllo da parte del Tavolo di monitoraggio di Roma (Ministero Economia e Ministero Salute) con il quale siamo tenuti a concordare tutte le nostre decisioni e a rendere conto di tutte le nostre scelte. Siamo sottoposti a piano di rientro perché il Piemonte (unica Regione del centro-nord!) da anni spende più degli 8 miliardi del fondo sanitario a noi assegnati.

L'obiettivo prioritario della Giunta Chiamparino è stato ed è per la sanità uscire quanto prima dal piano di rientro proprio per poter recuperare margini di libertà nelle nostre decisioni che ora ci sono negati: tutti gli atti da noi fatti in materia di programmazione come di riduzione degli sprechi sono stati finalizzati a conseguire questo obiettivo che contiamo di raggiungere prima dell'estate.

Con la delibera 1-600 abbiamo applicato i parametri previsti dal Patto per la Salute, sottoscritto nell’estate del 2014 tra il Governo e tutte le Regioni italiane, che detta una classificazione degli ospedali (Dea II livello, Dea I livello, ospedali di base e ospedali di area disagiata) stabilendo quelle specialità che obbligatoriamente ogni ospedale deve avere (secondo precisi criteri relativi ai bacini di utenza, ai passaggi ai PS, alle attività di ogni reparto, alle distanze, ecc). Sono sempre le normative nazionali (Patto per la Salute, regolamento attuativo del Patto, decreto Balduzzi) a fissare precisi parametri sia per i posti letto (1 posto letto ogni 3.5 abitanti) sia per le Strutture Complesse (abbiamo ridotto 175 Strutture complesse ospedaliere, 99 territoriali e 143 amministrative).

La sanità piemontese per anni si è caratterizzata per un’eccessiva frammentazione, con troppi reparti con una bassa attività e la letteratura scientifica dimostra che laddove i volumi sono bassi aumenta il rischio per i pazienti. Abbiamo voluto riorganizzare la rete ospedaliera applicando i parametri nazionali e secondo una logica di quadrante, in modo tale da avere ospedali più forti, servizi più efficienti e meno primariati, cresciuti a dismisura negli anni passati secondo logiche localistiche e di convenienza politica.

È assolutamente giusto che i sindaci e gli amministratori locali ascoltino le preoccupazioni dei cittadini, ma vi chiedo un aiuto nell'agire con responsabilità e prudenza evitando il rischio di alimentare paure e in qualche caso anche di strumentalizzarle. Da Voi sindaci mi aspetto un supporto nel far  comprendere alle popolazioni non solo che esistono norme nazionali che tutti abbiamo il dovere di applicare, ma soprattutto che il venir meno di un Primariato non significa il venir meno delle cure e dell’assistenza. Come ha scritto Paolo Cornaglia Ferraris qualche giorno fa su ‘La Repubblica' : “ridurre i primari e togliere alle cattedre la funzione primariale è indispensabile, per quanto arduo. Non peggiora il servizio pubblico, piuttosto lo rende collaborativi e meno conflittuale”.

Ho letto la nota del direttore generale dell’ASL TO4 Lorenzo Ardissone che ben spiega come un conto sono i servizi offerti ai cittadini che devono essere di qualità ed appropriati, altro è la modalità organizzativa con cui tali servizi vengono erogati.

La trasformazione di una struttura operativa da complessa a semplice non comporta alcuna riduzione dei servizi per i cittadini che continueranno a ricevere gli stessi servizi di qualità di cui hanno usufruito fino ad oggi anche se il primario sarà chiamato a una diversa modalità di lavoro. Parlare di  "declassamento" rischia di ingenerare proprio negli utenti la convinzione che l'Ospedale di Ivrea subisca riduzione di servizi e questo è profondamente sbagliato: sapete bene che il mio obiettivo è rafforzare la sanità pubblica dell'intero Piemonte, non certo declassarla!

Voglio ricordare che quello di Ivrea è un ospedale importante, sede di DEA di I livello, con reparti importanti, e che con una recente delibera è stato da noi individuato come centro di riferimento regionale per quattro patologie oncologiche (tumore della mammella, del colon-retto, dello stomaco, della tiroide e delle ghiandole endocrine).

Vi incontro volentieri, ma non per parlare del primariato di nefrologia (tema del quale il direttore Ardissone si occupa in prima persona, insieme al resto della gestione) quanto piuttosto della programmazione di un tema che vi vede coinvolti in prima persona e cioè il potenziamento dell’assistenza territoriale.

Sapete che a breve la Giunta regionale approverà i PAT, piani di assistenza territoriale inviati proprio dalle Asl di concerto con i sindaci: è questa la sfida più importante che ci attende,  non difendere l’ospedale sotto casa, i posti letto, i primariati, ma portare l’ospedale in casa per le nostre popolazioni che invecchiano, valorizzando e diffondendo esperienze positive che già esistono in Piemonte, quindi investendo in assistenza domiciliare, diagnostica domiciliare, continuità assistenziale.

Spero di avervi fornito chiarimenti sulle ragioni che fondano le scelte programmatorie della Regione Piemonte e Vi saluto cordialmente.

Antonio Saitta

assessore alla Sanità Regione Piemonte

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