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12 Ottobre 2021 - 19:06
Il direttore generale Eva Colombo
VERCELLI. Altri 11 dipendenti dell’Asl Vercelli sono stati sospesi perché non si sono sottoposti alla vaccinazione contro il Covid, obbligatoria per legge per chi lavora nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali.
Con questo nuovo provvedimento firmato dal direttore generale Eva Colombo salgono a una ventina i lavoratori dipendenti dell’azienda sanitaria sospesi dal loro incarico fino all’eventuale assolvimento dell’obbligo vaccinale.
La prima, agli inizi di settembre, era stata una dipendente; la seconda tranche di sospensioni era stata deliberata a metà dello scorso mese, e ora arriva una terza serie di sospensioni che hanno varie decorrenze, spalmate lungo il mese di ottobre.
Come in precedenza, anche per questi 11 dipendenti è prevista l’interruzione dell’erogazione dello stipendio, almeno finché non si metteranno in regola con la normativa nazionale.
L’iter seguito dai vertici dell’Asl Vercelli è stato lo stesso delle precedenti sospensioni, e si basa sul fatto che «la vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione per lo svolgimento delle prestazioni lavorative dei soggetti obbligati»: che sono, oltre ai sanitari nelle strutture pubbliche e private, anche i lavoratori nelle farmacie, nelle parafarmacie e negli studi professionali. «Solo in caso di accertato e documentato pericolo per la salute - indica la normativa - la vaccinazione non è obbligatoria e può essere omessa o differita».
I dipendenti sanitari che inizialmente non avevano provveduto alla vaccinazione erano stati contattati dall’azienda, ed era stata loro inviata una comunicazione con l’invito perentorio a produrre la documentazione attestante l’avvenuta vaccinazione, o l’avvenuta presentazione della richiesta di essere sottoposti a vaccino.
Dopodiché l’Asl ha proceduto con un secondo sollecito e infine, per i più restii alla vaccinazione, con un accertamento di inosservanza all’obbligo previsto dalle leggi nazionali, e quindi la sospensione.
Ci sono tuttavia poco meno di una trentina di sanitari, sia in area vercellese che valsesiana, che hanno presentato ricorso al Tar contro l’obbligo vaccinale. L’Asl ha incaricato uno studio legale di Torino per difendersi dai ricorsi.
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