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11 Marzo 2025 - 08:44
Casa e ospedale di comunità: rischio opera incompiuta (e inutile?)
Passato il Carnevale, con grande successo di pubblico che sarà da gestire nei prossimi anni, possiamo tornare a parlare della città di tutti i giorni.
Torno su un tema già affrontato delle due nuove strutture di “comunità”, la Casa e l’Ospedale che si stanno materializzando in pieno centro cittadino, in corso Nigra.
Il cantiere è aperto dall’ottobre scorso e tante sono le domande che rimangono aperte: di che si tratta? Chi ci andrà a lavorare? Aiuteranno la sanità pubblica in piena crisi provocata da scellerate politiche regionali e nazionali? I lavori finiranno in tempo per non perdere i soldi del Pnrr? Così in centro, senza parcheggi, non creeranno problemi alla viabilità?
Le chiamano “strutture sanitarie di prossimità”, ma in realtà non sono così diffuse e capillari per meritare questo titolo. In Piemonte, se tutto fila liscio, entro il 2026 ci saranno solo 21 ospedali e 91 case di comunità. Nell’AslTo4, che conta 174 comuni e 503.883 abitanti, avremo 10 Case e 3 Ospedali.
L’ospedale di comunità è una struttura pensata per i ricoveri brevi e destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica, una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero. “Bene, e quanti posti letto avrà l’Ospedale di comunità di Ivrea? Venti. E non servono commenti.”
Commenti, no, ma la seconda domanda posta in apertura si fa strada. Con gli ospedali in carenza di personale medico e paramedico, i pronto soccorso in crisi, le liste di attesa senza fine, la riduzione di ambulanze medicalizzate, la carenza di medici di base, ecc. chi ci lavorerà in queste nuove strutture?
A Ivrea questa domanda finalmente se la sono fatta anche nella Conferenza dei Sindaci AslTo4 riunitasi a fine febbraio. E il direttore generale ha ammesso – pensa un po’ – la “difficoltà nel reperire medici specialisti”. Nulla trapela però su come l’Asl intende superare questo “piccolo” ostacolo. Il rischio dell’incremento della quota di ricorso all’esternalizzazione è alto. Ma in Piemonte siamo già campioni nazionali, con il record di spesa per medici e infermieri a gettone nel 2024: 115 milioni e 215 mila euro, più del 25% di tutta la spesa nazionale. Il fenomeno che dovrebbe essere l’extrema ratio, è invece largamente diffuso.
Un altro punto critico di questi progetti “di comunità” sono i tempi di realizzazione. Occorre rendere operative le strutture entro il marzo 2026, pena la perdita dei fondi del Pnrr. Il cantiere è aperto dall’ottobre scorso e, almeno esternamente, non si avverte un’attività in corso. E se i tempi verranno sforati e si perderà il finanziamento, cosa ne sarà di quelle due strutture? Rimarranno delle opere incompiute in pieno centro cittadino come esempio plastico di come non si programma un’opera pubblica?
Ma quand’anche queste strutture verranno realizzate nei tempi, è giusto chiedersi “potranno veramente migliorare il servizio pubblico sanitario?” Dubbi ce ne sono. A livello nazionale delle 1.420 Case di comunità previste ne sono state attivate solo 413 concentrate in 11 Regioni e in molte di queste mancano gli specialisti previsti. “Queste strutture sembrano più dei centri anziani che luogo di cura”, qualcuno afferma.
Questo territorio, e non solo, avrebbe piuttosto bisogno di potenziare gli organici dell’ospedale, del pronto soccorso, degli ambulatori, e ha bisogno di medicina territoriale, questa sì di prossimità. Peccato che il Pnrr finanzi solo “mattoni” e non servizi…
Ed è bene ricordare che i finanziamenti del PNRR non sono tutti “a fondo perduto”, la maggior parte è costituita da prestiti che andranno restituiti con tanto di interesse.
Una maggiore vigilanza, indipendenza e intraprendenza della Conferenza dei sindaci sarebbe auspicabile anche su un tema così delicato e complesso come le strutture sanitarie. Non è mai troppo tardi. Essere “agenti” e non sudditi delle decisioni di Regioni e Aziende sanitarie è possibile e necessario.
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