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Nucleare a Trino

Deposito di scorie: tutti dicono «no», ma Pane non li ascolta e tira dritto

Le associazioni ambientaliste hanno formalmente chiesto alla Giunta un Consiglio “aperto” con i Comuni limitrofi, la Provincia, la Regione, «le forze sociali, politiche e sindacali»

Deposito di scorie: tutti dicono «no», ma Pane non li ascolta

Gian Piero Godio (Legambiente), Daniele Pane (sindaco di Trino) e Umberto Lorini (Pro Natura)

Legambiente e Pro Natura hanno protocollato in Municipio una richiesta di convocazione dell'assemblea cittadina ai sensi dell'art. 19 del Regolamento del Consiglio comunale: «la questione del materiale radioattivo non riguarda solo Trino, ma tutto il territorio circostante».

TRINO. Un'adunanza “aperta” del Consiglio comunale: ma aperta davvero, a «parlamentari, rappresentanti della Regione, della Provincia, di altri Comuni e delle forze politiche e sindacali», che abbia per tema l'allontanamento di tutti i materiali radioattivi dal territorio di Trino. E' quanto chiedono alla Giunta trinese, con una lettera protocollata in Municipio lunedì 22 gennaio, Legambiente e Pro Natura del Vercellese.


Il regolamento del Consiglio comunale di Trino prevede infatti che le adunanze “aperte” possano essere convocate «quando particolari motivi di ordine sociale e politico lo facciano ritenere opportuno», affinché gli invitati «portino il loro contributo di opinioni e di conoscenze e precisino al Consiglio comunale gli orientamenti delle parti sociali da loro rappresentate».

«Allargare la discussione a tutto il territorio»

Un'adunanza “aperta” del Consiglio trinese sul tema delle scorie radioattive c'è già stata, l'11 gennaio scorso: perché farne un'altra? «L'11 gennaio - spiega Umberto Lorini, presidente di Pro Natura del Vercellese - non sono stati ascoltati i soggetti previsti dal regolamento del Consiglio. La maggioranza ha portato rappresentanti di Sogin e del Ministero, la minoranza ha scelto alcuni liberi professionisti esperti di varie materie: nessuno di loro è parlamentare, o rappresentante della Regione, della Provincia, di altri Comuni, di forze politiche e sindacali, di associazioni ambientaliste, di associazioni agricole o di “parti sociali” in senso lato. Le sei degnissime persone intervenute all'adunanza dell'11 gennaio non sono quindi, evidentemente, i soggetti previsti dall'art. 19 del Regolamento del Consiglio. Noi avevamo già segnalato questa irregolarità, prima della seduta del Consiglio, al segretario comunale; ma quella sera si è ritenuto di procedere ugualmente, anche se in violazione del regolamento».


«Al di là degli aspetti formali, però - prosegue Lorini - ci preme evidenziare quelli sostanziali; in questo momento sul problema delle scorie radioattive a Trino si stanno esprimendo, in varie sedi, molte “parti sociali”: le associazioni ambientaliste, certo, ma anche i Comuni del Vercellese e del Monferrato, le Province, la Regione, le associazioni di agricoltori e di viticoltori, finanche la Curia Arcivescovile. Sono questi i soggetti che, in un'adunanza “aperta”, il Consiglio dovrebbe ascoltare. Ecco perché abbiamo presentato la richiesta: quello del materiale radioattivo a Trino è un argomento che riguarda tutto il territorio, non può essere affrontato solo all'interno della “cinta daziaria” trinese a colpi di voti di maggioranza consiliare e frettolose delibere di Giunta. In casi come questi, in presenza di “motivi di ordine sociale e politico” che “lo facciano ritenere opportuno”, il regolamento del Consiglio prevede esplicitamente l'ascolto, in adunanza “aperta”, di tutti questi soggetti; si applichi il regolamento, allora, e si convochino le “parti sociali” del Vercellese e del Monferrato».

«Referendum? Sì, ma esteso a tutta la zona»


Sull'idea di indire un referendum, lanciata dal sindaco trinese Daniele Pane (ma solo dopo aver formalizzato l'autocandidatura ad ospitare il Deposito Nazionale) per uscire dall'angolo, proprio nel giorno in cui i sindaci del Vercellese si sono riuniti in Provincia per esprimere «parere contrario sia alla modalità con cui il Comune di Trino ha potuto autocandidarsi a deposito nazionale di scorie nucleari, sia alla scelta dello stesso, seppur legittima, compiuta isolatamente», la posizione degli ambientalisti è chiara: «Al netto dei problemi di sicurezza di Trino - dice Gian Piero Godio, vicepresidente di Legambiente del Vercellese -, è giusto promuovere una consultazione pubblica, ma allargata a tutta l'area delle risaie e ai Comuni vicini. Non so però come Trino possa essere rivalutata, visto che diversi criteri l'hanno esclusa».


«Se si vuole indire un referendum - aggiunge Vittorio Giordano di Legambiente Casale - lo si faccia prima che ci sia una decisione a Roma. La questione non interessa solo Trino, ma tutto il territorio, che si è già espresso sia a Casale, con 32 sindaci contrari, sia a Spinetta Marengo».


Fausto Cognasso, portavoce del Comitato Tri-No a cui in pochi giorni hanno già aderito più di 1500 persone, afferma: «Il Comitato è nato per essere la voce del territorio, e sarebbe proprio il caso che i cittadini del basso Vercellese e del basso Monferrato si esprimessero nella loro globalità: il deposito insisterebbe amministrativamente sul territorio di Trino, ma praticamente su un territorio più ampio. L'ipotesi di Legambiente di una consultazione popolare di area vasta è più che opportuna».

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