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16 Novembre 2017 - 10:25
L'ex sindaco Carlo Della Pepa
La biblioteca all’Istituto Cena? Per il momento non si fa! Ci va prima un parere della Soprintendenza, poi occorre un’analisi statica, infine ci vorrebbero i soldi, non meno importanti. E ce ne vorrebbero una vaganota, dai 3 ai non si sa quanti.
Vabbè, dai. Passi la biblioteca vorrà dire che nei prossimi mesi ci si concenterà sull’asilo Nido Olivetti, con l’obiettivo di riportare in via jervis tutti quei bambini dirottati all’Istituto Moreno, a Villa Girelli, all’Albero blu di Talponia o alla Don Milani.
Macchè! Anche qui, nessuna fretta. Avranno tempo di crescere. Di andare alle elementari, alle medie e fors’anche alle superiori. Perchè? Perchè anche in questo caso ci vorrebbero tanti soldi, qualcosa come 4 milioni di euro. Perchè? Perchè si tratta un bell’edificio, un edificio storico e nello stesso tempo olivettianamente moderno ma non è un luogo sicuro. Risale alla fine della guerra ed è stato realizzato su un ex rifugio anti aereo, con una lunga serie di magagne riconducibili all’età e per assurdo (toh, guarda) anche il cemento invecchia.
E’ vero che si stan cercando dei finanziamenti e c’è lassessore Augusto Vino che si sta dando da fare, ma un conto è dirlo, un conto è portare a casa il risultato. “Presto assegneremo i lavori di progettazione - ci dice - abbiamo messo a bilancio le risorse per il primo anno e abbiamo l’intenzione di confermarne l’utilizzo a fini educativo. Per arrivare al dunque ci vogliono almento 3 anni...”.
Più che una delibera di indirizzo in cui si dice che cosa si farà, una sorta di “preghiera” da tramandare ai posteri.
Insomma, anche in questo caso, come per la biblioteca, sembra tutta materia da campagna elettorale. E ci saranno programmi che confermano e altri che smentiscono....
E non basta ancora. Nell’elenco delle “incompiute” anche la piscina che fa acqua da tutte le parti, il castello di cui si è appena entrati in possesso e Palazzo Giusiana dove aveva sede il trbunale. Bene! Con una discreta probabilità di azzeccare le previsioni e senza avere in mano un sfera di cristallo, si può già dire adesso che non si metterà mano ad una grande opera che sia una, per lungo, lunghissimo tempo.
Insomma deciderà la prossima amministrazione....
La fatto è che il Comune di Ivrea, almeno stando ad una lettura dei bilanci degli ultimi 10 anni, ha una capacità di investimento che si aggira intorno ai circa 3 milioni di euro ogni 5 o 6 anni. Questo cosa signifca? Semplicemente che può occuparsi al massimo di una grande opera tra le tante citate. E se si penserà alla piscina, si dovrà fare a meno di un castello rimesso agli onori del mondo. Se ci si concentrerà sull’asilo nido, si farebbe fuori l’interà capacità di spesa e forse neanche basterbbe. Per farla breve non è pensabile che il comune si occupi di tutto quanto e lo faccia in un uncio mandato. Restano i progetti ma è ben poca cosa, considerando che non è vino e invecchiando in un cassetto tutto fanno fuorchè migliorare. .
A ben vedere ci vorrebbe altro, ma in quell’altro c’è da leggere un coraggio da leoni, che Della Pepa evidentemente non ha avuto e non è detto che ce l’abbia chi verrà dopo di lui.
Ci vorrebbero, per esempio, dei project financing, dove i privati fanno i lavori e poi gestiscono e raccolgono i guadangi per 10, 20, 30 anni.
Domanda. E’ normale che un’Amministrazione comunale abbia alle dipendenze anche un bagnino? Probabilmente no... Sembra, e forse è, un retaggio da paese comunista. Altro capitolo la biblioteca e se vogliamo anche i musei. A Settimo Torinese, non tanto distante dalle rosse torri si è costruita una Fondazione per gestirne una tra le più belle del Piemonte. Da quando c’è (ed è ormai quasi una decina di anni) passa quasi tutto da lì, anche le manifestazioni culturali.
A Ivrea una Fondazione c’è, ma la si preferisce utilizzare come “bancomat” per distribuire contributi a pioggia ad associazioni più o meno utili alla crescita complessiva.
Ecco, forse, bisognerebbe cambiare strategia... Anche perchè, prima o poi, cosi facendo, si svuoterà. Stanno già diminuendo gli interessi e non sarà oggi, ma domani sì, si comincerà ad intaccare il patrimonio.
Infine palazzo Giusiana. Perchè non aprirlo al al “co-working” con canoni di locazione moderati, magari legato a chi entra oggi nel mondo del lavoro e non può permettersi di avere costi troppo elevati. Tutto questo per dire che a sperare di poter fare tutto come da tradizione, con l’Ente pubblico che investe in servizi, punto, c’è da farsi venire la barba lunga e non c’è più uno, che ci crede. Meglio sarebbe voltare alto e trovare forme alternative per non mandare a ramengo tutto. Certo. Avrebbe potuto farlo Carlo della Pepa, ma come si è visto non lo ha fatto, preferendo gestire l’ordinario, con qualche piccolo spunto in salita
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