AGGIORNAMENTI
Cerca
28 Aprile 2016 - 18:39
Destano "estremo allarme" i continui e "ripetuti riferimenti all'Italia come luogo di prossimi ed imminenti attentati" e la "chiamata alle armi", e cioè l'autorizzazione o l'accreditamento per essere arruolato tra le file dell'Isis. Lo scrive il gip Manuela Cannavale nell'ordinanza di custodia cautelare che oggi, con l'operazione coordinata dalla Procura di Milano, ha portato in carcere 4 persone con l'accusa di terrorismo internazionale.
Il giudice, riferendosi ai vari dialoghi intercettati e ai cosiddetti 'poemi-bomba', sottolinea che "di elevatissimo allarme sono i ripetuti riferimenti all'Italia come luogo di prossimi ed imminenti attentati, atteso che in tale paese non è ancora stato fatto nulla, sebbene sia il paese dei crociati".
Inoltre per il magistrato altro "elemento di estremo allarme per la sicurezza dello Stato e, comunque, per la sicurezza internazionale, è costituito dalla 'chiamata alle armi' (autorizzazione/raccomandazione per essere arruolato), "tazkia" (...) di Abderrahim Moutaharrik e di Abderrahmane Khachia", invitati "sia a raggiungere i territori dell'I.s., sia a porre in essere attentati in Italia".
Per il gip "l'assoluta determinazione" dei due presunti jihadisti "a compiere attentati emerge dallo stato d'animo eccitato, ed insieme onorato e gioioso" di Moutaharrik che con Khachia condivide la felicità per essere "stato destinatario del 'poema bomba' inviato da un personaggio di spicco dell' organizzazione terroristica" uno "Sceicco o Principe".
"Si tratta di una esaltazione - annota ancora il gip - del valore del nuovo arruolato combattente e dell'incitazione allo stesso a commettere azioni terroristiche. Il "poema bomba", come vedremo, è dotato di una potenza espressiva contenente tutta l' energia sottesa alla determinazioni e ferme convinzioni di coloro che combattono in nome di dio. Il nome stesso rende perfettamente l'idea della sua forza esplosiva".
Per "mantenere i contatti" con la figlia, la madre di Alice Brignoli, la foreign fighter italiana che si troverebbe assieme al marito marocchino e ai figli nei territori siriano-iracheni a combattere con l'Isis, "si sarebbe dovuta convertire all'Islam" come lei. Lo ha raccontato agli investigatori, come emerge dagli atti dell'inchiesta che stamani ha portato a un blitz in Lombardia, proprio la madre della giovane facendo riferimento ad una telefonata avuta con la figlia nel settembre del 2015.
Era stata Fabienne Schirru, madre della presunta jihadista, infatti, a denunciare il 6 marzo del 2015 la scomparsa della figlia, del marito e dei tre figli della coppia, raccontando, tra le altre cose, che "dalla nascita del primogenito, Ismail" la figlia "l'aveva pian piano esclusa dalle sue relazioni, tanto da dover chiedere 'l'autorizzazione' per recarsi presso la sua abitazione". E che sua figlia "era diventata totalmente dipendente dal marito", Mohamed Koraichi, "aveva abbandonato i suoi precedenti interessi ed amicizie; si era confinata nella vita familiare e nella comunità islamica; indossava il hijab ed era disposta ad indossare il burka".
Come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, poi, Schirru lo scorso settembre venne contattata dalla figlia, già da mesi scomparsa e arruolata nelle file dell'Isis. La giovane le avrebbe intimato di non dire nulla: "Mamma guarda di non parlare di noi con altri .. questioni di sicurezza! ... con le persone dì solo che non sai niente". E ancora: "Per noi è poi importante essere qui... possiamo vivere veramente l'Islam e quindi esprimerci liberamente ... questa e la vera libertà non l'illusione in cui vivevamo . .. qui ho tante sorelle con cui stare. Sorelle venute da tutto il mondo (francesi, inglesi, tedeschi, indonesiani, olandesi etc .. ) siamo molto unite".
Gli accertamenti svolti dai carabinieri del Ros di Milano, inoltre, hanno ricostruito il percorso della coppia: "la carta di credito intestata a Koarichi Mohamed - si legge negli atti - è stata utilizzata lungo un percorso che dall'Italia conduce attraverso la Bulgaria verso la Turchia, il confine Turco-Siriano e, pertanto, verso i territori occupati dal sedicente stato islamico (IS)".
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.