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26 Settembre 2024 - 21:58
Presentato ieri sera al Cinema Teatro Gobetti di San Mauro Torinese il nuovo romanzo storico di Alessandro Perissinotto, pubblicato da Mondadori. L’autore, come da sua tradizione, si propone di “rammendare i fili della storia”, intrecciando grandi eventi del passato con la fiction familiare.
Prossima stazione: diciotto dicembre. Dal 2006 a oggi, milioni di persone hanno ascoltato questo annuncio nella metropolitana torinese, ma in pochi conoscono il vero significato di questa data.
Il romanzo ruota attorno al fatidico 18 dicembre 1922 e alle vicende successive. Pochi sanno che il nome della celebre piazza torinese ricorda la strage compiuta dallo squadrista Piero Brandimarte e dai suoi uomini, che uccisero undici simpatizzanti di sinistra (o presunti tali). Oggi, una lapide in piazza ricorda le vittime, ma si sospetta che vi sia un numero imprecisato di altri morti, i cui corpi furono gettati nel Po o dispersi sulle colline torinesi.
Nel romanzo, i crudeli destini di alcuni di questi uomini si intrecciano con le vicende private della famiglia fittizia Traversa, ispirata alla famiglia Martini, nonna materna dell’autore. Il capofamiglia, Luigi Traversa, è un imprenditore che fa fortuna grazie alla nascita dell’Impero coloniale italiano, producendo cornici per carte geografiche, all'epoca sempre più richieste nelle scuole e negli uffici pubblici. Tuttavia, il suo rapporto con i figli è spesso teso, in particolare con Alfredo, apertamente di sinistra. I Traversa attraversano dunque gli strascichi delle lotte operaie del Biennio Rosso, l’ascesa del fascismo e infine i tragici bombardamenti su Torino.
Perissinotto ha sottolineato come Piero Brandimarte, principale esecutore della strage del 18 dicembre, abbia sempre sostenuto di aver “solo eseguito ordini”, una giustificazione simile a quella di Adolf Eichmann durante il processo di Norimberga. A differenza di Eichmann, tuttavia, Brandimarte, condannato nel 1950 a 26 anni di carcere, scontò solo due anni, per poi essere assolto in secondo grado nel 1952, provocando grande indignazione tra le famiglie delle vittime.
Il romanzo si preannuncia dunque ricco di contenuti e spunti di riflessione sul Novecento torinese, unendo storia e narrazione personale con grande maestria.
Alessandro Perissinotto, scrittore, traduttore e docente universitario di storytelling all'Università di Torino, è un autore ormai consolidato nel panorama editoriale italiano. Dal suo debutto con L'anno che uccisero Rosetta nel 1997, ambientato nelle Valli di Lanzo, ha continuato a esplorare storie di provincia, come nel romanzo La canzone di Colombano, ambientato in Val di Susa. Tra i suoi riconoscimenti, nel 2005 ha vinto il Premio Grinzane Cavour con Al mio giudice e si è classificato secondo al Premio Strega 2013 con Le colpe dei padri.
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