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Settimo Torinese

La parrocchia San Giuseppe, il cuore del Villaggio Fiat

La festa patronale della chiesa si è svolta nella giornata di lunedì 1° maggio

Settimo Torinese

I lavori di costruzione della parrocchia nel 1965

Non tutti ne sono a conoscenza, ma il Villaggio Fiat di Settimo Torinese ha una precisa data di nascita.

È il 29 novembre 1961. Quel giorno, il Servizio costruzioni e impianti della Fiat (poi Fiat Engineering) chiese al Comune che gli fosse rilasciata la licenza per costruire un quartiere residenziale destinato alle famiglie dei propri dipendenti. Il complesso di edifici – precisò – sarebbe sorto fra il rio Fracasso e la strada di San Mauro.

Villaggio FIAT, Settimo Torinese (2017-2018)

Il Villaggio ha anche un padre. Si tratta dell’architetto Guido Radic, nato a Torino nel 1924 da una famiglia di antiche origini ungheresi. All’epoca era dipendente del Servizio costruzioni e impianti della Fiat. È suo l’intero progetto del Villaggio, con la chiesa di San Giuseppe Artigiano, la canonica e l’asilo infantile della parrocchia nonché la scuola media statale «Guerrino Nicoli» (non la scuola elementare «Angelo Roncalli» che si deve all’architetto Dario Berrino). Radic morì nel 1983 all’età di cinquantasette anni. Porta il suo nome la piazzetta adiacente alla scuola media.Settimo Torinese (TO) | Chiesa di San Giuseppe Artigiano

Il Villaggio Fiat costituisce un caso fra i più emblematici di come la grande industria fosse in grado di orientare, nel secolo scorso, l’espansione di una città. Allora Settimo disponeva di un regolamento edilizio risalente al 1938, ma non del piano regolatore. Di conseguenza si edificava un po’ dovunque, nel centro d’impianto storico come nelle aree agricole.

Gli architetti che stavano elaborando il piano regolatore suggerirono all’amministrazione comunale di respingere la richiesta della Fiat perché «assolutamente in contrasto» con le proiezioni di sviluppo della città. Classificata «zona agricola di trasformazione residenziale», l’area del futuro Villaggio sarebbe divenuta edificabile soltanto a esaurimento di altri terreni. Detto in maniera diversa, costituiva uno spazio di riserva per la futura crescita della città.

Dal 1960 Settimo era amministrata da una coalizione socialcomunista, con l’appoggio di due consiglieri indipendenti. Contrariamente alle aspettative, la giunta decise di dare corso all’operazione. La minoranza consiliare – la Democrazia cristiana e il Partito socialdemocratico – non si oppose. Si trattò, pertanto, di una decisione condivisa.

La Fiat pensava di costruire sessantasette edifici di tre, quattro e sei piani, per un totale di1.261 appartamenti. Tuttavia, di lì a breve tempo, l’azienda presentò un nuovo progetto che prevedeva ulteriori trecentodue alloggi, con palazzi di quattro e otto piani. Sennonché questi ultimi non erano previsti dal vecchio regolamento edilizio.

Villaggio fiat | Villaggio

Perciò il consiglio comunale fu chiamato a concedere una deroga. Il che avvenne senza sostanziali obiezioni. È da segnalare che la Fiat, nel frattempo, aveva iniziato a edificare: tre palazzi di otto piani già spiccavano in mezzo alla campagna.

Prescindendo dalle procedure a cui si fece ricorso, il Villaggio costituì il primo esempio di quartiere residenziale realizzato in Settimo secondo un preciso disegno d’insieme, prevedendo le indispensabili infrastrutture, in base a criteri urbanistici non improvvisati.

Ne risultò un quartiere assai meno opprimente di altri che sorsero nello stesso periodo e nel decennio seguente. Ciò non impedì agli abitanti del Villaggio di trovarsi alle prese con inaspettati disagi a causa della carenza di servizi pubblici.

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