Cerca

Settimo Torinese

Federico Vallino, un talento con un sogno: “Le Olimpiadi”

Settimese, a soli 17 anni è campione italiano Under19 e gioca nel Tennis Tavolo Torino

NELLA FOTO Federico Vallino

NELLA FOTO Federico Vallino con la maglia della nazionale italiana

Tra Federico Vallino e il tennis tavolo è stato amore a prima vista. E’ una delle punte di diamante del Tennis Tavolo Torino, società iscritta al campionato italiano di A2 con sede in via Stefano Tempia, ed è un giovane talento della nazionale italiana. La sua famiglia vive a Settimo, dopo essersi trasferita da Castiglione: oltre a Federico, ci sono papà Claudio, mamma Silvana e suo fratello Matteo. Ma lui, all’età di 17 anni, studia e vive a Milano dopo essere stato inserito tra i migliori 16 giocatori per l’Accademia di Specializzazione, un progetto sportivo orientato alle Olimpiadi per formare atleti sempre più competitivi a livello internazionale. “Io sono il più giovane - dice Federico - . Negli allenamenti ogni tanto subisco qualche sconfitta, ma mi fa bene”. E’ iscritto al liceo linguistico Verri, frequenta la classe quarta, e dopo il diploma non ha dubbi: vuole dedicarsi soltanto al Tennis Tavolo. Domenica 26 febbraio ha vinto il titolo italiano Under 19, individuale e nel doppio. L’ennesimo tricolore. Prossimo obiettivo saranno gli Europei a luglio, in Polonia: “L’anno scorso siamo usciti ai quarti. Quest’anno giochiamo per una medaglia”. 

Lo sport è quello che comunemente viene chiamato “ping pong”, ma il Tennis Tavolo invece è tutt’altro che un passatempo: è una disciplina olimpica e, come tutti gli sport praticati ad altissimo livello, non è per nulla facile. La pallina viaggia a velocità impressionanti, carica di effetti, e per giocare serve tecnica, rapidità ed equilibrio. I migliori al mondo sono gli asiatici, in particolare i cinesi, e per competere con loro è necessario avere tecnica e una condizione mentale eccellente. 

Come hai cominciato?

Quando avevo 5 anni, mio papà Claudio ha dovuto per forza portarmi con sé per vedere mio fratello Matteo mentre giocava. Tutta quella velocità mi aveva stregato. Appena fuori dalla palestra, ho subito chiesto a mio papà di poter provare ed eccomi qui. Non mi sono mai appassionato ad altri sport, neanche al calcio che a mia mamma, oltretutto, non è mai piaciuto. 

Cosa conosci di Settimo?

Pochissimo. Io ho frequentato elementari e medie nelle scuole salesiane di Torino, poi mi sono iscritto al Giordano Bruno prima di trasferirmi a Milano. Il mio tempo libero l’ho trascorso ad allenarmi: ogni tanto arrivava l’invito per qualche festa, ma rinunciavo con educazione. Dovevo allenarmi. Perché vincere, poi, mi ripagava di tutti i miei sacrifici. 

Quante competizioni hai vinto?

Io ho cominciato dal campionato D2 e li ho vinti tutti fino raggiungere la A2. A livello giovanile sono primo nella classifica di categoria juniores mentre sono 14esimo tra gli assoluti. A livello mondo, invece, attualmente sono 138esimo e il mio obiettivo è entrare nei primi 80. La prima volta che sono stato convocato dalla nazionale avevo 8 anni, per uno stage a Terni tra il 26 e il 30 dicembre, nel centro federale. Piangevo tutte le sere al telefono con i miei genitori, ma quando sono tornato a casa non vedevo l’ora di tornarci. E ci sono ritornato per almeno cinquanta volte, sempre con la nazionale. Infatti, Terni è una città che conosco molto bene.

Qual è il tuo giocatore a cui ti ispiri?

Ammiro i cinesi per la loro freddezza e la loro tecnica. Ma io tendo a prendere il buono un po’ da tutti, soprattutto dagli allenatori che ho avuto nel corso della mia storia sportiva. Sono stato seguito negli anni da Manuela Balerna, Jiang Zi Long, Domenico Colucci e, ultimamente, da Andrea Paiola. E poi, osservo anche i miei compagni di squadra e i miei avversari, per carpire le loro tecniche migliori. 

Ma proprio nessun passatempo? E i sentimenti? Fidanzate?

Cerchiamo di far stare tutto nel corso dei giorni (sorride). Ascolto quando posso musica rap, hip pop. Niente cinema. Seguo ogni tanto gli anime, i manga giapponesi e qualche serie Tv su Netflix. Il mio tempo libero è poco, lo utilizzo per  studiare tra una seduta di fisioterapia e un colloquio con lo psicologo. E’ così per tutti gli atleti che raggiungono alti livelli.

Il sogno?

Le Olimpiadi. Parigi 2024 è un po’ presto. Ma nel 2028, si può fare. 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori