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Ivrea

L'appello: "Raduniamoci tutti intorno alle pietre d'inciampo"

Il 27 gennaio nelle case, nelle scuole, nelle strade volti e storie degli ebrei deportati e sterminati nei campi di concentramento nazisti

Pietre d'inciampo, ivrea, giornata della memoria

Gunter Demnig

Il 27 gennaio un sano imperativo della Memoria porterà nelle case, nelle scuole, nelle strade volti e storie degli ebrei deportati e sterminati nei campi di concentramento nazisti, dei politici e militari deportati e uccisi anch'essi e di tutti coloro che si opposero fino al sacrificio della vita a questo orrore.

sinagoga ivrea

pietre d'inciampo 

L'ANPI lancia un : il 27 gennaio troviamo un momento per radunarci, laddove presenti, intorno alle ', a quei segni tangibili della memoria dove sono impressi i nomi delle vittime. Ricordiamoli, raccontiamo, leggiamo la loro storia, o anche solo il loro nome.

Questo faremo sabato 27 gennaio, alle ore 11, recandoci con una delegazione dell’Anpi e una rappresentante del Consiglio comunale in via IV Martiri, davanti alla Sinagoga ebraica, per rendere omaggio, assieme alla Comunità ebraica, a tre nostri concittadini: Perla Foà, Giuseppe Foà e Davide Foà, deportati e deceduti nel 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz, e qui rappresentati dalle tre pietre d’inciampo posizionate sei anni fa dall’artista tedesco Gunter Demnig.

 

La Memoria…

 

Cari amici, ricordiamo perfettamente quel triste mercoledì 17 gennaio 2018, quando demmo l’ultimo saluto ad Amos Messori al Cimitero di Ivrea. Poi, con la morte nel cuore, ci spostammo nel centro cittadino, in via IV Martiri, ex via Palma (nell’antico Ghetto ebraico) per la posa di “Pietre d’inciampo” in ricordo di Perla Foà, Giuseppe Foà e Davide Foà, deportati e deceduti nel 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz.

Si trattava di una iniziativa che in qualche modo continuava la posa dei “totem” dedicati a Martiri della Resistenza. La Resistenza fu, infatti, un fatto collettivo che coinvolse, in vari modi, un’intera popolazione: donne e uomini nelle campagne e nelle città, militari, internati, deportati. Ora, con l’avanzata o addirittura prese di potere di destre razziste e xenofobe, è più che mai necessario stringerci in una memoria consapevole dicendo convintamente di no al fascismo.

Le “Pietre d’inciampo” sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Sono piccole targhe di ottone incastonate nel selciato davanti all’ultima abitazione scelta liberamente dalla vittima. Ogni targa riporta la dicitura “Qui abitava…”: il nome della vittima, data e luogo di nascita, data di morte o della scomparsa (se conosciute).

Esse nascono da un progetto artistico ispirato da ragioni etiche, storiche e politiche, sono strumenti contro l’oblio, il negazionismo e il revisionismo storico e sono diffusi in centinaia città europee e in diciassette Stati, tra cui l’Italia, e ciascuno di essi, in modo transnazionale, partecipa alla costruzione di questo monumento diffuso, mosaico di memorie europee.

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