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Ivrea
10 Ottobre 2023 - 15:07
Dunque, la cerimonia c’è stata. Gran cerimoniere Igor Bosonin, già di casapound ed ora approdato a Forza Italia? Lega? Non sappiamo né ci riguarda. Le circonvoluzioni mentali e gli equilibrismi di certi individui non ci interessano, tanto la mela non può cadere troppo lontana dall’albero. Nel suo discorso iniziale ha parlato di tricolore e di chi ha sofferto perché colpevole di essere italiano (errore, ma su questo torneremo fra un po’).
Si è poi soffermato sulla violenza contro le donne e di femminicidio, come se questi temi campeggiassero in testa agli obiettivi della Lega. Ma tant’è, ciascuno è libero (per ora, e non sempre, visto il governo che ci troviamo) di esprimere le proprie opinioni.
Se avessero vinto i fascisti, nell’ormai lontano 1945, molti di noi sarebbero ora in carcere. Avendo invece vinto i Partigiani, tutta l’accozzaglia fascista, nazista, guerrafondaia, che si ispirava alla violenza e alla dittatura è ancor oggi libera di dire quel che vuole, mentendo spudoratamente. Aspettate donne, vittime di violenza: adesso arrivano casapound e la Lega a salvarvi (se non sono occupati a colpire i migranti)!
Che fosse presente anche un rappresentante dell’Amministrazione comunale ci piace un po’ meno, ma noi rispettiamo le Istituzioni, che se la dovranno vedere solo con la propria coscienza (di antifascisti! – sic -). Noi non entriamo nelle logiche di un Comune che avrà valutato sia il patrocinio che una presenza ufficiale.
In foto Giorgia Povolo e Igor Bosonin
Chi altri troviamo nell’allegra combriccola? Alcuni personaggi sono talmente insignificanti che mi scuserete se ce ne sfugge il nome… ma poi, oplà, eccola, è proprio lei: non la Giorgia nazionale ma un’altra che vorrebbe forse assomigliarle. Parliamo dell’ex assessora leghista che nel giugno 2019 si era già distinta per un post che rivelava bene la sua natura. Diceva, la Giorgia nostrana, che agli “gli zingari di merda, zecche e parassiti… che andrebbero usati come esche per i piranha”… augurava che “una tagliola possa mozzarvi le mani non all’altezza del polso ma sopra il gomito” e che “mi farebbe alquanto schifo vedere i monconi penzolanti ai semafori” con l’augurio che possano “comprare medicine contro un brutto male al sedere…”
Ecco, proprio a questa fanciulla costumata, proba, di grande cuore, virginea nell’aspetto e dal pacato eloquio, è stata affidato l’intervento ufficiale.
Lo abbiamo letto, e ci spiace dover rimarcare gravi inesattezze che vorremmo correggere con la matita blu.
No, cara Giorgia, no caro comitato 10 febbraio: Norma Cossetto non venne uccisa in quanto Italiana. Venne uccisa perché fascista, cioè convintamente schierata dalla parte di chi praticava violenza in maniera sistematica e programmatica, di chi sterminava intere popolazioni e categorie umane per ragioni politiche e razziali.
Lo abbiamo già detto tante volte, troppe: non ci sono dubbi che Norma Cossetto sia una vittima inerme e come tale merita umanamente rispetto. Ma presentarla come una martire della nazione non rende onore alla realtà dei fatti e nemmeno alle sue scelte di campo.
Norma Cossetto fu vittima di un sistematico tentativo fascista di italianizzare l’Istria con metodi violenti e coercitivi che suscitarono legittimi risentimenti nella popolazione slava, che reagì con eccessi nel contesto di una guerra aspra, che vide morti da entrambe le parti.
Qui lo affermiamo pubblicamente: della povera Norma non importa proprio nulla ai vecchi e nuovi fascisti. La stanno semplicemente usando come simbolo per riportare in luce una vecchia ideologia. Tal quale il comitato 10 febbraio, che ha ottenuto il Giorno del Ricordo in alternativa al Giorno della Memoria, così da poter finalmente equiparare le vittime fasciste (poche) ai milioni di vittime dei lager e partigiane.
E poi, con che coraggio Giorgia accusa gli antifascisti di essere “vandali che distruggono nottetempo le targhe ed imbrattano i muri con scritte deliranti” quando è esattamente, invece, ciò che fanno i fascisti? Valga per tutti il vandalismo fatto sul ponte ferroviario di Ivrea mentre si inneggiava alla X Mas…
“Noi invece, senza odio né rancore, democraticamente e pacificamente riuniti, vogliamo ricordare e commemorare”, dice ancora Giorgia, proprio lei che ha dimostrato di non odiare proprio nessuno… beh forse un poco gli zingari… nessun rancore, per carità, ché tagliar loro le mani è un gesto democratico e pacifico, si sa.
Noi invece, questa mattina, in silenzio, senza clamore, siamo stati alla lapide di Santina Riberi, che non ancora diciottenne decise di aderire alla lotta partigiana e che venne torturata e uccisa dai fascisti qui ad Ivrea. Abbiamo posato un fiore sulla pietra che la ricorda, in piazza Freguglia, e l’abbiamo ricordata…
Santina Riberi, nome di battaglia “Carla”, fu staffetta della VIII Divisione Garibaldi dal 1° aprile all’11 settembre del 1944, quando i fascisti le tolsero la vita. Venne arrestata ad Ivrea dai fascisti del battaglione Barbarigo il 9 settembre 1944, fu torturata per due giorni, infine fucilata nel cortile della caserma Freguglia. Successivamente venne gettata nella cava di pietra nella discesa di Culotto.
Quaranta giorni prima, il 30 luglio, anche il fratello Gianni era stato fucilato, assieme ad altri tre compagni, nei pressi del cimitero di Ivrea. Santina aveva un figlio di un anno e mezzo ed è una delle 12 donne partigiane che hanno perso la vita in Canavese combattendo per la Liberazione dal nazifascismo.
Fra le vittime dei crimini commessi dall’esercito italiano durante l’epoca fascista in varie parti del mondo (dall’Etiopia alla Libia, dalla Grecia ai territori dell’ex Jugoslavia) si contano migliaia di donne. Anche in Italia sono decine le partigiane torturate e uccise dai fascisti e dai nazisti, come Santina. Sono morte per la patria: non per il fascismo, ma per un’Italia giusta e democratica, la nostra Italia.
Ecco, noi guardiamo con animo triste ed umana pietà entrambe le ragazze, ma non dimenticando che Santina sognava la libertà, la vita senza la guerra, senza la dittatura. Questa è la differenza, il discrimine, e scusate se è poco.
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