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24 Dicembre 2022 - 00:29
Raffaele Orso Giacone, garante dei detenuti
Leggere in una fredda relazione i propri sentimenti, il vissuto, le persone incontrate, i loro problemi è cosa ben diversa dal raccontarli. Il racconto viaggia un po' con la pancia e un po' con la testa. Il racconto è divagazione, è dare un senso alle parole usando il timbro della voce. Gli alti, i bassi, i silenzi. Le parole seguono i movimenti del volto e delle mani e per chi le ascolta anche una smorfia, gli occhi lucidi, i sudori avranno un significato.
E' quel che è successo l'altra sera in consiglio comunale quando il microfono è passato nelle mani del garante del Carcere di Ivrea Raffaele Orso Giacone. Dalla nomina ad oggi ha fatto visita ai detenuti almeno una cinquantina di volte, incontrandone e stringendo la mano a più di 300. Non li ha conosciuti tutti ma con qualcuno ha parlato più volte.
"Sono andato ovunque, senza scorta - ha sottolineato - Non ho mai avuto problemi o paura. Tutto sommato credo di essere stato accettato...".
In ogni caso non è un bel posto per viverci. “In carcere - scriveva Adriano Sofri - non si va da nessuna parte. Non si cammina: si fa del moto, un moto senza luogo, un moto perpetuo e astratto, una ginnastica per il giorno in cui si ricomincerà a camminare, liberi di andare in un posto o in un altro, o di star fermi.”
D'inverno lì dentro fa freddo e d'estate si muore dal caldo. Le finestre con le grate all'esterno non sono a doppi vetri, sono in plexiglass con stracci tutt'intorno per fermare gli spifferi. La videosorveglianza non c'era ma la stanno mettendo. Da anni si chiede la risistemazione del campo dal calcio, ma alle parole non sono mai seguiti dei fatti concreti. S'aggiunge il sovraffollamento che è duro da sopportare, come solo può essere il contatto ravvicinato, l'assenza di aria.
In questi mesi Giacone si è occupato delle carte d'identità e dei documenti scaduti cercando di facilitare l'accesso all'anagrafe. Un paio di volte si è interessato a cercare un domicilio a chi usciva dal carcere e non ne aveva uno. Tutti i giorni ha ascoltato le lamentele di chi avrebbe bisogno di cure mediche ma nessuno se ne cura a sufficienza.
"Non tanto per la cattiva volontà degli operatori - ha precisato - E' Molto difficile avere appuntamenti o farmaci adeguati. Capita spesso che quando in tanti hanno l'influenza manca la tachipirina...".
Il medico della cooperativa, presente 24 ore su 24, non ha la possibilità di prescrivere visite mediche o esami.
Le fa il medico dell'Asl To4 che viene di tanto in tanto e quando finalmente quel foglietto ce l'hai non è ancora finita. Occorre poi organizzare gli spostamenti. Ci vuole una scorta per l'accompagnamento del detenuto nelle strutture accreditate e non sempre è a disposizione.
Altro problema sono i denti.
"I detenuti si portano dietro delle pessime storie dentistiche - ha spiegato - Sono stranieri, ex tossici, soprattutto poveri. I denti non se li curano. In carcere arriva un dentista, pagato dall’Asl per toglierli ma non per curarli. I volontari sono riusciti a mettere a disposizione un dentista e un odontotecnico e quest'anno sono state regalate una decina di protesi. Per li prossimo anno ci sono 17 domande ma mancano i soldi..."
infine ci sono le inchieste e su questo fronte il garante si è allineato e ha portato avanti tutto il lavoro portato cominciato dai predecessori, costituendosi parte lesa con l'avvocato Rossetti.
"Come garante io sto con chi patisce, ma in questi mesi non sono stato testimone di violenze - ha messo le mani avanti - Sono presente una volta la settimana e se uno fa del male a un altro lo fa quando nessuno lo vede...".
Tra gli obiettivi di Giacone uno gli sta particolarmente a cuore: portare più città all'interno del carcere. "All’uscita il reinserimento è difficile - alza le mani quasi in segno di arresa - Casa, lavoro e assistenza sociale: sono questi i veri problemi di chi torna in libertà...".
In finale, oltre ai ringraziamenti, la "stoccata" alla maggioranza per il patrocinio negato alla serata evento con Agnese Moro e l'ex brigatista Adriana Faranda sulla "giustizia riparativa".
Sono rimasto molto colpito dalla miopia vostra (della giunta ndr). Di sicuro quelle 300/350 persone presenti all'Auditorium Mozart hanno fatto le differenza
"Sono rimasto molto colpito dalla miopia vostra (della giunta ndr). Di sicuro quelle 300/350 persone presenti all'Auditorium Mozart hanno fatto le differenza..."
Gli ha risposto il sindaco. Non fosse stato ricoverato lui a quella serata avrebbe partecipato. "Non la pensiamo tutti allo stesso modo - ha inforcato - Glielo dico chiaramente non ce la siamo sentiti e non me la sono sentita, aldilà dell’importanza della giustizia riparativa, come Istituzione di dare il patrocinio...".
E se la consigliera comunale Gabriella Colosso del PD ha chiesto che si organizzino più riunioni del GOL (Gruppo Operativo Locale), almeno una ogni due o tre mesi, il consigliere Francesco Comotto di Viviamo Ivrea ha sollecitato la giunta a organizzare qualche visita in carcere. Dal canto suo il capogruppo del Pd Maurizio Perinetti ha proposto di coinvolgere i detenuti in un vecchio progetto sul compostaggio che poi non s'è mai concretizzato.
La consigliera Gabriella Colosso
Dall'assessore Costanza Casali la notizia di una serata dell'associazione "Teatro a canone" con il progetto “leggendo evado”, due spettacoli (uno in carcere e l’altro al Teatro Giacosa) su cui da settimane sta lavorando.
Tante belle parole, tante giuste osservazioni, epperò la mozione che era in discussione subito dopo, presentata da Gabriella Colosso che avrebbe impegnato sindaco e giunta ad organizzare un consiglio comunale all'interno del Carcere di Ivrea, un modo come un altro per avvicinare i detenuti alla vita reale e non farli sentire soli e abbandonati è stato bocciato dalla maggioranza.
Il presidente del consiglio Diego Borla si è astenuto. Il sindaco si è astenuto ("Bella iniziativa ma non me lo sento, nel bel mezzo di un’inchiesta giudiziaria"), 6 voti favorevoli e 6 voti contrari.
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