Cerca

Borgofranco d'Ivrea

700mila euro per gli alluvionati. Ma sarà giusto continuare a finanziarli?

"Stiamo continuando a pagare per chi sapeva benissimo di vivere su un terreno pericoloso"

La frazione di Paratore il 7 novembre 1994

La frazione di Paratore il 7 novembre 1994

A ridosso della tragedia che qualche giorno fa ha colpito Ischia, si torna a parlare di alluvioni, case portate via dall’acqua e.. risarcimenti. Se gli avvenimenti climatici estremi sono una relativa “novità” degli ultimi anni, c’è anche un altro argomento in ballo, ormai trito e ritrito, che tanto nuovo non è: l’eterna questione delle abitazioni costruite in luoghi non sicuri.

È proprio su queste note che la scorsa settimana, in consiglio comunale a Borgofranco d’Ivrea, la minoranza ha presentato un’interrogazione per avere informazioni sulla gestione della “Causa Zilli”. Ma andiamo con ordine. 

Nel novembre del 1994, in contemporanea con Alessandria, su Borgofranco d’Ivrea si abbattè una tragica alluvione, che spazzò via case, causò frane e portò più di un metro d’acqua per le vie del paese. 

Un capannone in Rio dei Mulini nel '94

Tra le abitazioni danneggiate, in frazione Paratore, figura anche quella della famiglia Zilli. “Al tempo venne chiesto a questi cittadini di spostarsi, e furono ricollocati” dice Elisa Ierace, consigliere di minoranza di Borgofranco. L’amministrazione, allora, venne condannata a risarcire questa famiglia con l’equivalente di 60mila euro per i danni che aveva subìto l’edificio in cui abitavano e, poi, gli Zilli vennero ricollocati a San Martino

La famiglia ha poi ricevuto altri 150mila euro, 75 pagati dal Comune, che era assicurato, e 75 dall’ex Sindaco, che non era assicurato - spiega Fausto Francisca, sindaco di Borgofranco - nel mentre sono stati ricollocati a San Martino e qui la questione avrebbe dovuto essere chiusa”

Sembra però che la storia non sia finita così: nel 2016 la famiglia Zilli avrebbe ri-impugnato la precedente sentenza chiedendo di essere risarciti, questa volta, con la differenza tra il vecchio immobile (colpito dall’alluvione) e quello nuovo a San Martino. Il ricorso ha dato ragione alla famiglia, condannando il Comune a pagare una differenza di ben 300mila euro

L'alluvione del 1994

Contando le spese legali e annessi e connessi arriviamo a 700mila euro. È una cosa assurda, stiamo parlando di un avvenimento successo nel ’94, l’immobile al massimo avrà avuto un valore di 20 milioni di lire e la famiglia è già stata risarcita” dice Francisca. 

Qui, si apre la questione. L’interrogazione che la minoranza ha esposto la settimana scorsa, in consiglio, era proprio incentrata sulla “correttezza” di questi risarcimenti. “Come Comune continuiamo a fare ricorso su queste sentenze, con tanto di spese legali - dice Ierace - se tutti i tribunali hanno dato ragione a questa famiglia, forse un minimo di verità ci sarà. Dovremmo semplicemente riconoscere che queste persone sono delle vittime, e basta

Elisa Ierace, consigliere di minoranza di Borgofranco d'Ivrea

Sembra che il Sindaco, invece, sia di tutt’altro avviso: “è una cosa assurda: i risarcimenti per queste persone dovrebbero passare da Regione e protezione civile, il Comune fa solo da tramite, non dovremmo essere noi, ancora adesso, ad essere chiamati in causa - dice Francisca - il terreno su cui era stato costruito il vecchio edificio, poi, era in parte abusivo e ora dovrebbe essere risarcito come se fosse stato tutto in regola.  Quello che è scandaloso è che questa famiglia era conscia di vivere vicino ad un pericolo e il Comune, ad anni di distanza, sta continuando a pagare la loro negligenza nell’acquisto. C’è un qualcosa di anomalo nel modo in cui la causa è stata gestita, e la spesa di tutti questi soldi è un vero insulto nei confronti di tutte quelle persone che ancora adesso vivono nelle baraccopoli e non sono mai state aiutate conclude il primo cittadino. 

Fausto Francisca, sindaco di Borgofranco d'Ivrea

Certo, le tragedie esistono, sono un qualcosa di imprevedibile e stare vicino alle vittime di certi accadimenti è d’obbligo. Tuttavia, in queste tragedie, c’è qualcosa di evitabile, come per esempio l’andare a costruire abitazioni su dei terreni pericolosi e non in sicurezza. Parte dei risarcimenti del caso alla famiglia sono arrivati, ma qui la domanda sorge spontanea: è giusto continuare a finanziare con soldi pubblici situazioni del genere? In cui il confine tra ciò che è in regola e ciò che non lo è è sempre più sfumato? Ai lettori le conclusioni. 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori