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Chivasso

Sinistra Ecologista, referendum “clandestino” per dire NO all’invio di armi in Ucraina

“Usiamo la democrazia!”. Il Comitato chivassese è in piazza con una raccolta firme per il referendum “Ripudia la guerra”, per dire “NO a questa follia!"

No alla guerra

Le conseguenze della guerra in Ucraina. A Chivasso un comitato raccolta firma per un referendum contro la guerra.

Le conseguenze della guerra in Ucraina sono state, e continuano ad essere: morti, feriti, sfollati, violazioni dei diritti umani e difficoltà nell'accesso a servizi essenziali come cibo, acqua e cure mediche. Inoltre, il conflitto ha portato devastazioni, distruggendo infrastrutture critiche come abitazioni, ospedali, scuole, ponti e strade. Ad alimentare tutta questa violenza vi è anche la decisione da parte dell’Italia di inviare armamenti agli ucraini, contribuendo in tal modo ad un'escalation del conflitto stesso. Contro tale decisione, anche a Chivasso vi è chi si oppone. Si tratta del Comitato referendario "Ripudia la guerra" composto da Sinistra Ecologista, Movimento 5 Stelle, ANPI Boris Bradac, ACLI, Legambiente e Associazione NEMO i quali, da tre sabati consecutivi, sono impegnati nella raccolta firme per la richiesta di un referendum che possa fermare l’invio di armi in Ucraina.


Il comitato referendario "Ripudia la guerra", composto da Sinistra Ecologista, Movimento 5 Stelle, ANPI Boris Bradac, ACLI, Legambiente e Associazione NEMO, impegnato nella raccolta firme.

Il conflitto tra Russia e Ucraina è una situazione complessa e in continua evoluzione, come lo dimostrano i fatti recenti che vedono protagonista, questa volta in terra russa, il gruppo indipendente di soldati mercenari Wagner. Il canale Telegram "Unloading Wagner" ha riferito che circa 200 guardie di frontiera hanno deposto le armi vicino a Voronezh. “Altri 180 militari e funzionari della sicurezza russi si sono rifiutati di interferire con le azioni della Wagner e hanno deposto le armi", dice il messaggio.

Due soldati, mercenari della brigata Wagner in azione.



A tal proposito, sempre da Telegram, apprendiamo che “i combattenti di Wagner controllano l’edificio del quartier generale del distretto militare meridionale a Rostov-sul-Don. Secondo Vladimir Putin, in città il lavoro dell'amministrazione civile e militare è bloccato. Ha anche promesso di punire gli istigatori della ribellione”. Alcuni ottimisti, sulla decisione del comandante Prigozhin di andare contro il leader del Cremlino, ipotizzano un preludio alla fine della guerra ma, intanto, in Ucraina si continua a combattere con le armi dell’occidente.

Qualcuno se lo ricorda ancora quando e come è scaturita questa guerra? Il conflitto armato è iniziato nel lontano 2014 con l'annessione della Crimea da parte della Russia e l'escalation della tensione nelle regioni orientali dell'Ucraina, Donetsk e Lugansk. Durante il conflitto, diversi paesi hanno fornito sostegno all'Ucraina, inclusi supporto finanziario, umanitario e addestramento militare. Tuttavia, l'invio diretto di armi da parte di altri paesi all'Ucraina negli ultimi tempi è stato un argomento non solo discusso ma anche soggetto ad aspre critiche. Alcuni paesi, come gli Stati Uniti e alcuni stati europei, hanno fornito armi difensive all'Ucraina, come sistemi di difesa aerea, veicoli corazzati e munizioni.

Il bilancio delle vittime? Difficile, tenendo in considerazione la propaganda, riportarli correttamente. Stando alla Reuters,si stimano tra i 189.500 e i 223.000 soldati morti o feriti russi, di cui 35.500-43.000 morti in combattimento e 154.000-180.000 feriti. Per l’Ucraina invece il bilancio è di 124.500-131.000 soldati, di cui 15.500-17.500 uccisi e 109.000-113.500 feriti”. In merito ai civili, secondo le dichiarazioni di fine gennaio dell’Onu, in Ucraina si conterebbero "7.000 morti e 11.000 feriti ” tra i civili. Sempre le Nazioni unite hanno riportato la morte in Ucraina di 456 bambini

Il perché della critica? E’ importante notare che l’approvvigionamento di armi agli ucraini è una decisione politica complessa maturata considerando vari fattori. Tuttavia, è altrettanto vero che il coinvolgimento diretto di paesi terzi nel conflitto attraverso l'invio di armamenti letali può contribuire ad un'escalation del conflitto stesso e aumentare il rischio di una maggiore violenza. E i rapporti diplomatici? In questa guerra di diplomatico vi è stato e continua ad esserci ben poco, in realtà. Mentre i governi continuano a fomentare la guerra, qui in Italia, invece, c’è anche chi dice NO, un sonoro e secco NO alla guerra, e lo fa con mezzi democratici, ossia raccogliendo le firme per un “Referendum contro l’invio di armi”.

Sabato 24 giugno è stato il terzo sabato consecutivo durante il quale il comitato referendario ha raccolto le firme per la richiesta di un referendum contro l'invio di armi in Ucraina. Numerosi i firmatari, nonostante – si legge in un post su FB, direttamente dalla pagina gestita da Sinistra Ecologista di Chivasso “questi Referendum si possano definire "clandestini" visto che nessuno ne parla nelle varie televisioni e sui giornali, un particolare, questo, che dovrebbe fare riflettere...”. Oltre all’invio di armi, le firme serviranno anche per un referendum contro la privatizzazione della sanità.

Per chi si fosse perso i tavoli precedenti, il comitato sarà presente ancora sabato 1° luglio, in Piazza d’Armi (area ex Eurospin), dalle ore 9 alle ore 12.30; un’ultima occasione per partecipare da cittadino ad un delicato e fondamentale processo decisionale attraverso il prezioso strumento fornito dalla democrazia: il referendum!
 

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