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Il caso
03 Dicembre 2022 - 00:13
I vasi con i fiori bruciati dai raggi del sole, da mesi di tanta siccità e di poca acqua. Le ringhiere arrugginite dal tempo. Le lettere che non si leggono quasi più. Così come i numeri ad indicare le date di nascita e quelle di morte.
La tomba della famiglia Gancia al cimitero comunale
Nel cimitero comunale di Chivasso di via Favorita, nell’ala vecchia, c’è una tomba di famiglia dove giacciono gli avi di una dinastia che ha reso celebre il nostro Paese nel mondo.
“Famiglia Gancia”, si legge scolpito sulla pietra.
Qui giacciono Edoardo, Vincenza, Rosa, Andrea, Giacinto, Maria, Augusto Gancia con i rispettivi consorti.
Nati, cresciuti, vissuti tutti nell’Ottocento, qualcuno mancato nei primi del Novecento.
Sono i parenti di Carlo Gancia, il fondatore dell’omonima azienda di spumanti nata a Chivasso nel 1850 e diventata con il tempo una delle maggiori realtà del settore vitivinicolo mondiale.
Della Gancia si sono occupati in queste settimane i principali quotidiani e tiggì nazionali per la scomparsa a 90 anni di Vittorio Vallarino Gancia, che per decenni guidò l’azienda fondata dal bisnonno Carlo.
Si è tornati a leggere, così, dei “Fratelli Gancia” e di quell’azienda che nacque a Chivasso ma di cui nessuno conserva più il ricordo.
E la testimonianza del legame tra una delle maggiori famiglie italiane nel settore della produzione vitivinicola e la città rimane solo in quella tomba spoglia in un settore sempre più degradato del cimitero cittadino.
Un legame che non sopravvive all’incidere inesorabile del tempo. Purtroppo.
La “Fratelli Gancia” deve il suo nome al fondatore Carlo Gancia, nato nel 1829 a Narzole, in Provincia di Cuneo, Piemonte, settimo figlio di Michele e Caterina Rosso, quest’ultimo erede di numerosi poderi e terreni agricoli nella zona di Canelli, in provincia di Asti, tanto da iniziarvi una prospera viticoltura, in special modo di uve di moscato.
Carlo, fin da bambino, era affascinato da come le sapienti mani del padre riuscissero a trasformare i grappoli d’uva in vino, tanto da farne una passione. Appena quindicenne, nel 1845 si trasferì stabilmente a Torino, dove studiò per poi entrare all’Università degli Studi nelle facoltà di chimica e farmacia.
Agli studi universitari affiancò esperienze da tirocinante negli allora laboratori chimici di confettieri ed acquavitai torinesi compiendo, insieme a loro, vari esperimenti enologici.
A 19 anni il giovane Carlo Gancia decise di recarsi in Francia, per studiare la spumantizzazione dello champagne. Dal 1849 visse stabilmente a Reims, nel Grande Est, patria del vino spumante champagne, dove entrò, come semplice operaio, alla rinomata ditta di vini Piper-Heidsieck. Qui vi rimase per un paio d’anni, nei quali divenne addetto esperto alla vinificazione, e dove apprese il metodo champenoise per la spumantizzazione, quindi importato in Italia col nome di “metodo classico”. A tale metodo, Carlo Gancia applichò soltanto alcune semplificazioni della procedura, al fine di velocizzare i tempi e abbassare i costi di produzione massiva delle bottiglie.
Nl 1850 Carlo Gancia tornò in Piemonte, affittò una cantina a Chivasso, e coinvolse suo fratello Edoardo in esperimenti di spumantizzazione col metodo champenoise appena appreso in Francia.
Lo Spumante Italiano in una foto d'epoca
Carlo capì subito il bisogno di impiantare nuove vigne di moscato e, con l’appena nominato socio Arnaldo Strucchi, quest’ultimo già direttore dell’azienda Cora di Costigliole d’Asti, studiò nuove aree idonee in loco.
La cantina di Chivasso divenne presto una vera e propria fabbrica che, nel 1851, iniziò a chiamarsi semplicemente “Fratelli Gancia”.
Nel 1861, grazie anche all’Unità d’Italia, la ditta siglò degli accordi con la Società per le Ferrovie dell’Alta Italia: la sperimentazione della spumantizzazione attraverso il cosiddetto “metodo classico” avvenne soltanto quattro anni dopo, quando, togliendo gli sciroppi richiesti dalla lavorazione francese, Carlo Gancia presentò il suo primo “Spumante italiano”.
La Fratelli Gancia nell'Ottocento
Per ottimizzare tempi e produzione, nel 1865 divenne ormai doveroso spostare l’azienda del neonato “Spumante italiano” a Canelli, dove venne eretta la storica sede di corso Libertà.
Carlo divenne il depositario e l’autore delle regole ufficiali del primo Metodo Classico italiano, le stesse seguite ancora oggi. Agli esperimenti e alle intuizioni di 170 anni fa si deve l’attuale successo della gamma Gancia.
Il resto è la storia di una grande impresa partita da una cantina di Chivasso e diventata esportatrice dello “Spumante italiano” in tutto il mondo.
L’ultima traccia che si ha di quel legame, e che si può reperire online, è in una serata organizzata dal Rotary Club Chivasso nel 2015, in cui fu ospite Lamberto Vallarino Gancia.
Lamberto Vallarino Gancia ospite del Rotary Club Chivasso nel 2015
“L’illustre ospite - leggiamo dal sito del Rotary Chivasso - si è detto molto contento dell’invito del Club poiché Chivasso è molto legata alla sua famiglia, perché il trisnonno Carlo ha fondato con il fratello Edoardo la Fratelli Gancia, proprio a Chivasso nell’anno 1850”.
Il resto è un triste oblìo.
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