Il momento tanto atteso per Tomaso Bruno e Elisabetta Boncompagni e' arrivato oggi alle quattro del pomeriggio quando si sono spalancate le porte del carcere di Varanasi, la città sacra del nord dell'India, dove erano rinchiusi da circa cinque anni con l'accusa di aver ucciso l'amico Francesco Montis. La scarcerazione era già stata decisa martedì dalla Corte Suprema di New Delhi che ha annullato la condanna all'ergastolo, ma ci sono voluti quattro giorni per completare le pratiche burocratiche e per ottenere il via libera del penitenziario. "Erano molto emozionati" ha detto all'ANSA il direttore Ashish Tiwari - che ha firmato l'ordine del rilascio e ha preso con loro anche una foto ricordo. Nello scatto, Tomaso appare sorridente con una felpa gialla e un cappellino da basket, mentre Elisabetta e' vestita di nero con alle spalle un addetto dell'ambasciata d'Italia a New Delhi che fa il segno di vittoria. Poi la prima telefonata a Marina Maurizio, la madre di Tomaso, che in tutti questi anni non ha mai smesso di lottare insieme al marito Euro Luigi Bruno per riportare a casa il figlio e che ora lo aspetta trepidante ad Albenga. "Era felice, aveva un bel tono di voce. Gli ho chiesto se gli faceva piacere che lo raggiungessi a Delhi, ma Tom mi ha detto di aspettarlo a casa". Se non ci saranno ulteriori intoppi, i due italiani sono attesi in Italia a partire da mercoledi' prossimo una volta ottenuto il visto di uscita dall'India dalle autorità locali. Adesso sono ospitati in un accogliente residence che appartiene a una scuola di hindi, il Centro Risorse Indiane, di Marco Zolli, docente universitario che vive tra Varanasi e Venezia. Ci vorrà ancora un po' di pazienza in quanto lunedì gli uffici sono chiusi per la Festa della Repubblica indiana e, come se non bastasse, c'e'anche il divieto di sorvolo su New Delhi per la presenza del presidente americano Barack Obama, ospite della parata militare. Ad aspettare i due giovani all'uscita dal carcere, c'era l'ambasciatore d'Italia a New Delhi, Daniele Mancini, che si e' occupato personalmente di accelerare le ultime pratiche burocratiche presso il magistrato locale dove quattro anni fa si era svolto processo di primo grado conclusosi con la condanna shock al carcere a vita. "Sono fuori. Finalmente sono fuori - ha detto Tomaso all'ambasciatore, secondo quanto riferito dal padre del ragazzo - E' finito un incubo, ora vogliamo tornare a casa e riabbracciare familiari e amici che non ci hanno mai fatto sentire soli". L'albenghese Tomaso, 31 anni e la torinese Elisabetta, 42, erano stati arrestati nel febbraio del 2010 dopo che il loro compagno di viaggio e fidanzato della donna si era sentito male nella camera di albergo che condividevano ed era morto prima di arrivare all'ospedale. La polizia accusò i due amici di aver strangolato l'amico per motivi passionali, ma per la difesa invece Francesco era morto per una crisi asmatica.
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