Quando parla, scatena un polverone. Soprattutto se, dal carcere in cui è rinchiuso, invita il movimento No Tav a “compiere un salto in avanti, politico-organizzativo”. Lui, Vincenzo Sisi, gassinese detenuto dal 2007 nel carcere di Catanzaro con l'accusa di essere un esponente del Pcpm (partito comunista politico-militare, le cosiddette “nuove Brigate Rosse” per intenderci) è tornato prepotentemente agli onori della cronaca. Nei giorni scorsi ha scritto una lettera, assieme al “compagno” Alfredo Davanzo, in cui ha esortato gli attivisti No Tav a scegliere tra due strade possibili: fare un salto di qualità nella loro lotta, oppure arrendersi. E subito si è scatenato un putiferio. L’accostamento tra no tav e brigate rosse, in questo periodo di forti tensioni in Val di Susa, non ha certo aiutato a calmare gli animi. “Ci sono simpatiche consonanze tra i No Tav imputati nel maxi processo di Torino e la nostra (di Sisi e Davanzo, ndr) dimensione di prigionieri rivoluzionari” ha rilevato Sisi all’interno della lettera intitolata “Contro la repressione, nuova determinazione”, apparsa nei giorni scorsi su internet. Un parallelo che di certo non è piaciuto al movimento No Tav, il quale si è affrettato a negare ogni relazione con i due ex esponenti delle Br. “Rispediamo al mittente l'accostamento, una provocazione che respingiamo con forza. I notav non hanno bisogno di lezioni” scrive in una nota il Movimento No Tav che definisce il documento “fantomatico comunicato di due detenuti appartenenti alle fantomatiche nuove brigate rosse, sigla che ci risulta sciolta da molti anni, che vive solo negli incubi di qualche procuratore verso la pensione”. Resta un mistero il motivo di questa mossa, chiaramente studiata e preparata da tempo. Qual è l’obiettivo di Sisi e Davanzo? Mistero nel mistero, poi, il fatto che buona parte della lettera siglata dai due detenuti sia “copiata” da un altro documento, “Lotte proletarie e repressione statale” a firma Mario Sacchi sul sito “Operai contro” (giornale di sinistra non coinvolto in alcuna indagine sul cantiere di Chiomonte), e datato 13 settembre. Anche in questo articolo si legge un chiaro messaggio agli attivisti No Tav: compiere un salto in avanti per contrastare le misure sempre più drastiche messe in atto dallo Stato (militarizzazione, minacce penali e via dicendo). Ulteriore mistero: dal carcere di Catanzaro, in un settore nel quale sono ospitati alcuni dei terroristi considerati a più alta pericolosità, non trapela alcun particolare sulle modalità con le quali Davanzo e Sisi sono riusciti a fare "uscire" il loro messaggio. In questo senso, comunque, non essendoci notizie certe, si ragiona per ipotesi. E una di queste è che i due esponenti delle Nuove Br, essendo la loro corrispondenza non sottoposta a controlli, abbiano scritto ad un loro conoscente inviandogli il messaggio per i No Tav e incaricandolo di postarlo sul sito "Secours Rouge International", dove così ha avuto la sua visibilità. I No Tav rispediscono al mittente, mentre Stefano Rodotà, giurista che fu a un passo dal diventare Presidente della Repubblica, definisce l’atto di Sisi e Davanzo “deprecabile, ma comprensibile. Non deve comunque contribuire a derubricare la realizzazione dell’opera a una merda questione di ordine pubblico”. Nel frattempo, l’illustre vicepremier Alfano non perde occasione per sottolineare che “delinquenti e bombaroli si devono rassegnare, la Tav si farà. Non può essere bloccata da eversivi e violenti che pretendono di contrapporsi alla legge”. Presa di posizione forte, da parte di chi (è il caso del Pdl, ora Forza Italia) del rispetto della legge fa una vera e propria bandiera. Vero Angelino?
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