Prima di affrontare qualsiasi discorso, è doveroso fare una premessa: gli scrutatori ai seggi elettorali sono scelti direttamente dai politici. Così prevede la legge. Ogni consigliere che siede tra gli scranni del “parlamentino” sanmaurese ha diritto a nominare chi vuole, a seconda del numero di posti a cui ha diritto (il partito di maggioranza nomina 50 scrutatori, quelli di minoranza 3 a consigliere). In sostanza, ognuno può nominare chi gli pare. È pienamente autorizzato a farlo. Senza seguire alcun criterio. Detto questo, alla luce delle discussioni che hanno infiammato la politica sanmaurese, urge assolutamente una riflessione. L'elenco degli scrutatori ufficializzato dal Comune martedì mattina è una sorta di camuffata presa per il culo (nemmeno troppo camuffata) dopo i grandi discorsi di trasparenza e imparzialità. Nelle liste ci sono madri, figli e figlie di consiglieri comunali di oggi e di ieri, ci sono figli e figlie di iscritti ad associazioni politiche affini, e via dicendo. Come da previsioni, infatti, ci sono parecchi nomi “conosciuti” nel panorama politico sanmaurese. C'è Eugenia Gilardi, madre della consigliera comunale Paola Antonetto. Ci sono Gianluca Ardissoni, Giuliana D'Agostino, Giancarlo Barghini e Federica Fotia, chi ex chi attuale Giovane Democratico (la sezione dei giovani del PD). C'è Alessandra Mulè, figlia della consigliera comunale Giovanna Boglietti (Pd). C'è Federica Carvelli, figlia dell'ex consigliere Santo Carvelli (San Mauro Domani). C'è Giorgia Bruno, nel direttivo dell'associazione Due Ponti, di cui fanno parte i consiglieri Olivero e Carosso. C'è Chiara Gaiardo, figlia di Paolo, membro del direttivo di San Mauro Domani. E chissà quanti altri che ci sono sfuggiti. Insomma, un esercito di raccomandati. Nulla di offensivo, anzi. Raccomandati nel senso che hanno persone fidate in politica su cui fare affidamento per una nomina sicura: è tutto lecito, è tutto legale. Anzi, a dirla tutta sarebbero stupidi a non farlo, visto che è nelle loro facoltà. Ma a questo punto le strade sono due. O si ammette limpidamente che le nomine vengono fatte unicamente in base alle conoscenze (e alle parentele) personali, e ce ne si fa una ragione una volta per tutte (è consentito dalla legge, cosa si vuole di più?), oppure non si perdono ore e ore di discussione in consiglio comunale sbandierando ai quattro venti intenzioni di trasparenza e imparzialità, per poi nominare comunque chi si vuole. Il Partito Democratico ha deciso di affidarsi a criteri di scelta ben precisi: giovani e disoccupati. Probabilmente li ha pure rispettati. Solo che avrebbe dovuto aggiungere un terzo aggettivo: giovani, disoccupati, e conosciuti. Perché sta proprio qui il problema: i partiti nominano per la maggior parte persone che conoscono. Risultato? Su 800 e passa iscritti all’albo degli scrutatori, vengono scelti sempre gli stessi 100, o giù di lì. Chi conosce ha un canale preferenziale, è lampante. L’altro partito ad aver stabilito un criterio di nomina è il Movimento 5 Stelle: il sorteggio. Un tentativo un po’ maldestro, ma pur sempre un tentativo. Il consigliere Gilardi ha estratto a sorte i “suoi” tre scrutatori tra 18 sanmauresi che gli avevano inviato la propria candidatura. “Di quei 18 ne conoscevo direttamente solo 2” garantisce il consigliere. Morale della favola: basta ipocrisia. La politica scelga con convizione se introdurre dei criteri validi per tutti, o se continuare a fregarsene. E non si stupisca, poi, se rimarrà sempre più sola, immobile e trafitta sul suo trono di spade.
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