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07 Marzo 2014 - 15:34
Rimasto senza lavoro, con l'unico appiglio di qualche mansione saltuaria. In queste condizioni non poteva badare, materialmente, al sostentamento del figlio minonerenne. Per questa ragione Rocco L., padre residente a Favria, è stato assolto dall'accusa di mancata corresponsione degli alimenti perchè "il fatto non sussiste".
L'uomo era finito imputato, presso il Tribunale di Ivrea, per fatti che erano contestati a partire dal 2000, da quando si era diviso dalla compagna, Maura B. La sentenza è stata pronunciata la settimana scorsa dal giudice Marianna Tiseo, accogliendo la richiesta formulata dall'avvocato Franca Sapone sulla base di una sentenza della Cassazione del 2013. Rocco L. versava in una situazione disastrosa.
"Aveva lasciato la casa coniugale, perchè non poteva pagare l'affitto – ha sottolinea l'Avvocato Sapone -. Viveva grazie alla pensione della madre. Versava gli alimenti sporadicamente, nei momenti in cui ne aveva la possibilità". "Mia madre mi ha aiutato moltissimo – ha raccontanto lo stesso imputato, rilasciando dichiarazioni spontanee -, faceva la spesa, pagava le bollette".
A nulla è valsa la richiesta, formulata dal Pubblico Ministero Roberta Bianco, di condannare l'uomo a sei mesi di reclusione e a 500 euro di multa, ricordando le responsabilità stabilite dall'articolo 170 del codice penale. "Va bene ammettere che era senza lavoro ma la crisi è arrivata dopo, all'epoca dei fatti qualche possibilità c'era" ha sottolineato il magistrato ricordando che nel 2007 Rocco L. era anche riuscito a trovare un lavoro part-time, come pizzaiolo, per 450 euro al mese, e che nello stesso anno aveva avuto un altro figlio dalla nuova compagna.
Alla base della sentenza c'è anche un'altra ragione. La separazione, benchè intrapresa nel 2000, è arrivata soltanto nel 2010 insieme alla sentenza del Tribunale che ha stabilito la corresponsione di 250 euro mensili. "I due ex coniugi – ha ricordato l'avvocato Agnetis, presso cui Maura B. si è costituita parte civile – sono stati vittime di proessionisti che non hanno ottemperato alla richiesta di separazione. La mia assistita l'ha scoperto solo quando, nel 2010, ha scoperto che la comproprietà dell'immobile a Favria le impediva di accedere alle esenzioni per i servizi di mensa e bus. A quel punto si è rivolta a me". Una vicenza assurda che ha messo in forte difficoltà la donna, dovendo badare da sola al proprio bambino.
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