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06 Ottobre 2020 - 12:09
Tribunale di Torino (foto archivio)
VOLPIANO-SAN GIUSTO. Si è aperto martedì 29 settembre il processo nei confronti di famiglie di élite della ‘ndrangheta calabrese. Nasce dall’inchiesta Cerbero messa in piedi dai carabinieri e dai pm della Dda Paolo Toso e Monica Abbatecola e porta alla sbarra un’ottantina tra boss e picciotti.
Nell’aula bunker del tribunale di Torino, i comuni di Volpiano e San Giusto Canavese si sono costituiti parte civile contro i boss. Epicentro dell’operazione scattata 10 mesi fa, proprio i due comuni, rappresentati in aula dal legale Giulio Calosso . “Si tratta di una costituzione doverosa – ha spiegato – per territori che da decenni soffrono la piaga della ‘ndrangheta e con essa subiscono una continua esposizione negativa e in relazione a fatti criminosi gravi”. Tra gli imputati principali le famiglie Agresta e Assisi, il gotha del narcotraffico mondiale. Per quanto riguarda il comune di Volpiano si tratta della seconda volta.
La “Platì del Nord” si era già costituita parte civile nel processo Minotauro riuscendo ad ottenere circa 50 mila euro a titolo di risarcimento per danni di immagine. Soldi che dovranno essere utilizzati per scopi sociali. Sono tutt’ora tre i beni confiscati alle mafie: Cascina Amateis dove sorge la caserma dei vigili del fuoco, un appartamento in via Genova da un paio d’anni utilizzato da un’associazione per accogliere donne vittime di violenza e, infine, lo stabile di via Trento 12 oggetto, a fine 2019, di un attentato incendiario. Questa casa, un tempo di proprietà del boss Pasquale Marando, ora è stata destinata ad un centro diurno per disabili.
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