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15 Novembre 2018 - 10:31
La dottoressa Revigliono
E’ stato un incontro rovente quello che si è tenuto venerdì scorso, organizzato dall’Asl e dall’istituto scolastico, per parlare dei casi di tubercolosi verificati a scuola. Nonostante le spiegazioni e rassicurazioni della dottoressa Gisella Revigliono, le mamme hanno tempestano di domande l’interlocutore, convinte che qualcosa di meglio si potesse fare e doveva già essere fatto a giugno quando si è saputo del primo bimbo contagiato. Il rischio di una psicosi è alto. Alcune mamme accusano l’ASL di non essersi mosso per tempo e di aver messo a rischio la salute dei bambini non contaminati, rallentando le cure necessarie per chi invece è risultato essere positivo ai test. Tutto per la lentezza dei test di controllo che danno risultati solo dopo 6/8 mesi. Hanno protestato, chiedendo se il contagio sia possibile anche per i figli che si sono trasferiti da Strambino in un altro istituto dopo l’episodio di Tbc oppure per i ragazzi che frequentano la mensa di Strambino ma svolgono le lezioni in altri istituti o frequentano le scuole medie. “Credete davvero che vogliamo così male ai vostri figli?” ha sbottato la dottoressa Revigliono dopo aver tentato di rassicurare più volte durante la serata i presenti sulla disponibilità e volontà dell’ASL To4 a porre rimedio al disagio. “Non si tratta di debellare una meningite o un’epidemia di pidocchi e se avessimo ascoltato solo la vostra opinione non avremmo nemmeno individuato l’ultimo caso in un adulto ad ottobre il cui decorso è differente e più grave, peggiorando la situazione e mettendo a rischio la procedura di profilassi richiesta. Le procedure prevedono un’indagine specifica e lenta per cerchi concentrici dai bambini agli insegnanti e, infine ai familiari a stretto contatto con i bambini ma di sicura efficacia. Se i vostri figli sottoposti al test prima di cambiare istituto non sono risultati positivi non corrono alcun pericolo, lo stesso per chi arriva da istituti esterni”. Chi tra i genitori è preoccupato non si risparmia: la responsabilità è anche delle scuole. I genitori hanno paura che le aule siano lo spazio più a rischio di contagio per i loro figli nonostante le parole della dottoressa Revigliono che ha spiegato come avviene effettivamente la trasmissione della Tbc e come si possa prevenire il suo decorso: “Il rischio di contagio è alto per contatto ravvicinato tramite la respirazione o l’assunzione di latte vaccino contaminato. Purtroppo il morbo può colpire anche le mucche ma le stalle sono attualmente attentamente controllate per evitare che il latte che i vostri bambini assumono sia contagiato. I metodi di prevenzione quali il ricircolo di aria nelle aule e l’accortezza di tossire con la bocca coperta da parte dei bambini sono i piccoli provvedimenti da prendere. Sono indispensabili e già eseguiti dagli insegnanti che provvedono a controllare i ragazzi. Non bisogna quindi fare scelte drastiche eliminando la carne o il latte dalla dieta dei bambini o lasciando i vostri figli a casa da scuola”. I genitori hanno chiesto maggiori certezze anche al dirigente scolastico Guido Gastaldo che si difende: “Noi rispettiamo il protocollo e se rileviamo dei casi di Tbc tramite il nostro pediatra avvisiamo immediatamente l’ASL”. Come in effetti avevano provveduto a fare a giugno. “Le aule sono ventilate solo durante la ricreazione dei ragazzi di modo di evitare altre possibili malattie” ha risposto Gastaldo a chi lamentava il rischio di polmonite per le finestre aperte delle aule. C’è chi domanda il perché sull’assenza di vaccini che, a detta loro, ha prodotto la situazione attuale. “I vaccini non sussistono perché non c’erano fino ad ora casi rilevanti. Inoltre, la profilassi sufficiente avviene tramite un antibiotico specifico, integrato con vitamine,che va somministrato a basso dosaggio al bambino portatore impediamo la degenerazione della malattia riducendo il rischio di trasmissione che altrimenti sarebbe ancora maggiore: fino al 10 per cento in più nella sola aula scolastica”risponde la dottoressa Revigliono e conclude: “Da adesso la situazione va cambiata. Non va bene che tanti bambini siano colpiti o a rischio perciò abbiamo deciso di estendere i test anche alle scuole medie”. Accontentando i presenti scoppiati in un fragoroso applauso.
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