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07 Febbraio 2018 - 16:51
Correva il febbraio 2012, più o meno di questi tempi, e il Generale Alberto Bich, 53 anni, titolare di Epocasa, passava da una fagiolata all’altra, cavalcando la scena come se non ci fosse un domani. Tutto ripreso, commentato e fotografato sui giornali
Oggi esattamente come allora c’è di nuovo lui sugli stessi identici giornali e sui social network, non per sport o perchè abbia deciso di oscurare Massimiliano Gamerro, l’ultimo arrivato. Tutt’altro! Galeotto è stato un post pubblicato sul suo profilo di Facebook. Papale, papale, Semplice, semplice. Sfacciato il giusto. “Ma se mi candidassi a sindaco della città di Ivrea, mi voteresti...” ha scritto et voilà sono arrivati tanti di quei commenti che neanche si riesce a contarli tutti.
“Fallo!” c’è chi gli dice. “Ti voto...”, c’è chi aggiunge. E poi una lunga serie di proposte che sembra quasi di leggere il programma elettorale. Sul “Palacarnevale” farina del suo sacco e sul castello, farina del sacco di Toni Ziliotto. Insomma. Eccolo qui il nuovo messia. E farebbero tre, con Massimo Fresch dei cinquestelle e con Maurizio Perinetti del centrosinistra. Quattro con Francesco Comotto di Viviamo Ivrea e cinque con Elisabetta Ballurio di Insieme per Ivrea. Sei forse sette, se si aggiungono Alberto Tognoli e il centrodestra...
E allora com’è?
“Ci sto pensando seriamente non tanto a fare il sindaco, meglio il consigliere o l’assessore - ci conferma Bich serio e non faceto - All’inizio è stata una goliardata, poi mi hanno contattato talmente in tanti che la cosa si è fatta seria e ho cominciato a studiare. Premesso che sono apolitico e sono allergico ai partiti di destra e di sinistra… Che un lavoro ce l’ho e una famiglia pure. Grazie ai messaggi che ho ricevuto, mi sono reso conto che c’è la voglia e la necessità di trovare persone nuove che non siano trite e ritrite. A questo punto penso sia giusto piantarla lì con le critiche. Voglio rimboccarmi le maniche. Insomma, non voglio fare come quello che dice che non vince mai alla lotteria, ma la verità è che non gioca... Dicamo che mi metto a disposizione ma non sono disponibile al solito girotondo politico...”.
E saranno anche parole di uno che non ha mai fatto politica, ma le idee sembran chiare e limpide come l’acqua di sorgiva e si comincia con le critiche all’attuale amministrazione comunale, sintomatico di una società civile che qualche malumore dentro di sè lo sta covando...
“Amministrazione? - stigmatizza Bich - Perché c’è stato una gestione? La città è in letargo. Dormono tutti. O ci svegliamo o qui diventa un ricovero per anziani. D’altro canto più di metà della popolazione ha più di 60 anni. Insomma, non si può non essere critici....”.
E dire che qualche cosa si è fatto. Per le strade, per il nuovo tribunale, per le scuole., per la candidatura Unesco.... C’è anche una trattiva in corso per l’acquisto dell’ex fabbrica dei mattoni rossi dell’Olivetti.
“Io credo - alza il tiro Bich - che Aeg anzichè spendere i soldi in immobili bene farebbe ad abbassare le tariffe. Però è vero che l’Olivetti ha chiuso nel 2000 e lì è ancora tutto vuoto. Mancano gli investitori e le poche iniziative di questi anni si sono confrontate con una gestione paludosa... e non dico altro... Ma poi basta parlare dell’Olivetti. A Chivasso è andata via la Lancia hanno rioccupato tutto e non c’è più uno che ne parla. Qui da noi è sempre la solita lagna....”.
Epperò cinque anni fa, nonostante le critiche, Della Pepa, a furor di popolo, vinse con più del 50%.
“Mi sono stupito anche io - passa e chiude - O c’è stato un broglio e non lo credo. O c’era comunque un consenso. Però oggi è diverso e in città lo si percepisce. Non solo per le recenti spaccature all’interno del Pd…”
Insomma, il collaudatissimo “sistema Ivrea” forse si è rotto. A nessun sfugge, infatti, che Alberto Bich non è un personaggio qualsiasi. Per intanto perchè è sposato con Paola Riva cioè con una di quelle famiglie che la storia di Ivrea e del Carnevale l’hanno proprio scritta. E tutto comincia con il bisnonno di Paola, Oreste Garda, fondatore nel 1893 de “La Sentinella del Canavese”, poi ceduta negli anni Cinquanta del secolo scorso ad Adriano Olivetti.
Si aggiungono Ugo e Oreste Riva, zio e padre di Paola, che durante la loro direzione crearono, nel 1951, l’edizione del sabato sera della Mugnaia.
E oggi?
Oggi i Garda e i Riva sono ancora lì, in mezzo a libri e alle parole, nella storica libreria di via Palestro. Ed è qui che insieme a Oreste lavora la 6^ generazione della famiglia con Paola e Alessandro Riva.
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