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LANZO. Le autrici Magnetti e Della Casa raccontano l’amore per la poesia

LANZO. Le autrici Magnetti e Della Casa raccontano l’amore per la poesia

Ho danzato con te” di Daniela Della Casa e “Dentro il mio bianco” di Gigliola Magnetti, due diverse raccolte di poesie racchiuse in un unico libro dalla doppia copertina. Un libro nato così, quasi per caso, dall’unione di due insegnanti e amiche di penna lanzesi con la passione per la scrittura.

Che cosa vi ha spinto a scrivere la vostra raccolta di poesie?

Daniela: Diciamo che la poesia è la mia passione da sempre: è nata quando, a 9 anni, mi sono innamorata de “La quiete dopo la tempesta”. Ricordo di essermi imposta di studiarla a memoria, di volerne memorizzare la musicalità. E così, ho calzato le mie scarpette rosse da ballo e ho iniziato a danzare sopra i versi di Leopardi. Si può dire che la poesia raccolga i miei temi più cari: non a caso, “Ho danzato con te” è divisa in tre sezioni tematiche. La prima, “Chi sta sopra le cose”, ha come temi l’amore, la donna e la luna; la seconda è “A spasso inseguendo i profumi”, in cui c’è la vita vista attraverso profumi che evocano ricordi. La terza è “Il vecchio e il mare”, in cui si trattano tematiche più esistenziali e sociali.

Gigliola: Per me “Dentro il mio bianco” è un’integrazione ad un’altra raccolta del 2014, “Quattro emozioni”, legata al numero 4. Questa volta, però, invece che per significato, ho scelto una divisione enciclopedica, come se fosse uno Zibaldone. Sono pensieri su carta in ordine alfabetico e, come per la collega, toccano temi a me cari, come la famiglia, i figli, la mia professione da insegnante, il lutto …

Cosa significa per voi scrivere?

D: Scrivere è un’esigenza interiore: per me scrivere è qualcosa di incredibilmente bello e liberatore. Ma è anche fonte di gioia: quando qualcuno è davanti ad un foglio bianco vive un momento di solitudine buona, perché si è liberi, non si hanno padroni. Le parole diventano spontanee: io scrivo solo quando sento l’esigenza impellente di scrivere, non potrei mai mettermi al tavolino e sforzarmi. E’ un impulso, non so come definirlo diversamente: è anche una terapia. E’ la frenesia, la “vena” di Leopardi. Io ho iniziato con la poesia e sono approdata alla narrativa con il romanzo “Ho passato la notte a volerti bene”, ma comunque sia nella mia prosa, sia nella mia poesia vi sono musicalità e liricità.

G: Io non posso che aggiungere qualcosa rispetto a quello che ha detto Daniela, perché anche per me scrivere è respirare, è estasi, cura, terapia. Io però ho un’impostazione più giornalistica: essendo io giornalista da molti anni, mi è rimasto l’impulso di “fotografare” le immagini e riportarle in poesia. Il mio linguaggio scarno deriva da questa passione per la scrittura intesa anche come lavoro. Sicuramente per me la scrittura è un’amica da sempre: io, al contrario della collega, ho iniziato in prosa e ho continuato in poesia. Ho scritto cinque romanzi, ma nel tempo sono passata alla poesia, anche perché mi è stato detto più volte di avere una prosa poetica. Inoltre, penso che uno dei motivi per cui uno scriva sia per condividerlo con gli altri: è un modo per regalare ciò che di bello ha la scrittura.

Se poteste riassumere la vostra raccolta con poche parole, quali usereste?

D: “Danza di parole”, perché quando scrivo ci sono sempre ritmo e musicalità.

G: Io metterei “Bianco”, che adoro e che mi rappresenta. Ha tanti significati per me: è legato al mo nome, Gigliola, e indica un modo di vivere puro, essenziale, limpido, trasparente, candido. Io sono molto schietta in ciò che faccio. E’ l’abito da sposa, la morte nella tradizione giapponese, le camicie ricamate da mia zia, ma anche il nome di persone a cui sono legate, come mia zia Margherita.

Perché avete scelto questo titolo?

D: Ci sono tre significati: uno è un ricordo recente e indica l’ultima danza con il mio grande amore, il secondo è la danza di questa bambina che s’innamora della poesia e balla sulle note dei versi di Leopardi. Infine, indica la danza delle parole che immagino quando scrivo.

G: Io ho già risposto in parte: il titolo è dovuto proprio  a questa scelta esistenziale di essere bianca, che non significa essere neutra ma essere trasparente, schietta. Il bianco è anche una pagina di vita da riempire con il proprio inchiostro. Ecco, io voglio proprio incidere questo mio bianco. Quindi l’aggettivo “mio” indica il mio modo d’ intendere la vita. “Dentro” perché io cerco di guardare nell’interiorità delle cose e perché rappresenta quella profondità che tutti dovremmo recuperare.

C’è un autore che sentite vi abbia maggiormente influenzato?

D: Io sono innamorata, oltre che di Giacomo Leopardi, di Emily Dickinson, così come Di Montale, Ungaretti … Ho tanti amori. Io quando scrivo in realtà non penso a nessun autore in particolare, però credo che, essendo stata insegnante di lettere per molti anni, tutti gli autori siano entrati nel mio DNA a tal punto che, quando scrivo, ne sono influenzata a livello inconscio. E’ una sorta di reminescenza inconsapevole.

G: Io non posso che essere d’accordo. Anche io sono innamorata di Leopardi, ma se devo scegliere un autore che propongo sempre a scuola è Alessandro D’Avenia, che penso abbia una grandissima capacità poetica nel comunicare.

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