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22 Settembre 2017 - 11:36
Il convento delle Suore Oblate, di via Po 30, ha bisogno di interventi di manutenzione. Servirebbe una tinteggiatura alle pareti, rivedere alcune parti dell’intonaco, dare un’occhiata agli impianti, agli scarichi e fare la potatura dei pini, ormai alti oltre 15 metri. Ma i recenti fatti di cronaca di Livorno, in cui l’alluvione ha provocato lutti in tante famiglie, hanno suggerito alle suore di chiedere al Comune un intervento urgente per valutare la zona ed eventualmente mettere in sicurezza il convento. L’edificio avrebbe la necessità di essere difeso da possibili allagamenti: ormai le piogge hanno carattere tropicale oppure arrivano le bombe d’acqua. E se il maltempo persiste, si rischia l’alluvione. E’ già successo, in passato, che il convento venisse evacuato per mettere al sicuro Suore Oblate e le loro ospiti. L’ultima volta, durante l’ultimo allarme meteo, le suore erano stato sistemate al centro Fenoglio per tre giorni. Al loro ritorno hanno trovato i locali del piano terra danneggiati dall’alluvione: l’acqua, non trovando sfoghi o tombini abbastanza puliti da garantire il deflusso, è entrata nel convento. I segni sono ancora evidenti adesso, a distanza di tanto tempo.
Il convento su cui spicca la statua di una Madonnina sul tetto, risale al 1963 ed è stata la prima struttura affidata all’Ordine delle Oblate. L’edificio ospitò lo storico parroco di Settimo, don Guglielmo Pistone, fino ai suoi ultimi giorni. Nel giardino c’è ancora il suo pruneto ma, purtroppo, si è seccato senza alcun motivo. Quando fioriva d’inverno, don Pistone dedicava le sue preghiere alla Madonna. Diceva che era un buon segno per l’anno nuovo. L’ultima intervista al parroco è nel film “Uno scampolo di Paradiso” di Gabriele Vacis, realizzato nel 2008. Don Pistone è mancato nel 2009, all’età di 99 anni. Era uno dei simboli della Settimo delle industrie e dell’immigrazione selvaggia, colui che guidò la preghiera in città per 24 anni, dal 1963 al 1987.
Il convento sorge in una zona isolata. Ospita dieci nonnine, accudite giorno e notte dalle Suore Oblate, che pagano delle rette mensili di circa mille euro, una cifra con cui si possono affrontare a malapena le spese. Ma il ruolo sociale di queste sorelle, proprio perché sono fondamentali per una decina di famiglie, andrebbe salvaguardato.
Invece, quella zona di via Po è in stato di abbandono. Finché c’erano le campagne attive e curate, non c’era nulla da segnalare. Ora le sterpaglie crescono fuori controllo, il letto del Rio Freidano che scorre lì vicino è pieno di rovi e grossi alberi. Le strade potrebbero essere meno danneggiate e i lampioni, quando si guastano, restano spenti per mesi. E al buio, si sa, accade di tutto. E’ anche più facile scaricare abusivamente inerti e altri oggetti. Inoltre, il cavalcavia ha segni evidenti di ammaloramento e quando piove, sotto il ponte si riempie d’acqua.
La sommatoria di questi elementi produce un perimetro di degrado attorno al convento. Tutto questo avrebbe anche una soluzione rapida, basterebbe un intervento radicale da parte dell’amministrazione comunale e una segnalazione alla Seta. Ma per valutare la portata del collegamento fognario, serve un esame e un intervento specializzato. La parola passa ai tecnici del Comune.
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