Si cerca la madre del neonato abbandonato e poi morto stamattina nel Torinese. I carabinieri della compagnia di Chivasso hanno diramato una nota di ricerca in tutti gli ospedali della zona nel tentativo di identificare la donna che questa mattina lo ha partorito. Secondo gli inquirenti, la neomamma potrebbe aver bisogno di cure mediche a seguito del parto e perciò essersi rivolta a un ospedale. Intanto i militari dell'Arma stanno visionando le immagini delle telecamere a circuito chiuso di alcuni esercizi commerciali della zona per identificare o la persona o il mezzo che avrebbe lasciato il piccolo nel luogo del ritrovamento. Le ipotesi, al momento, sono tutte aperte. Potrebbe essere stata la madre o chi per lei ad averlo abbandonato oppure potrebbe essere stato partorito altrove e portato in seguito in via Turati dove è stato soccorso dai passanti. Intanto si attende l'esito dell'autopsia per chiarire le cause del decesso, avvenuto poco dopo il suo ricovero all'ospedale Regina Margherita di Torino. Finora non ha trovato riscontro la testimonianza di una soccorritrice che avrebbe notato una ferita sul corpo del neonato. Da alcuni anni, come previsto dalla legge, le donne in gravidanza e in dubbio sul riconoscimento del proprio nascituro possono chiedere aiuto a ospedali, servizi sociali e consultori che, tutelandone l'anonimato, assicurano assistenza, cure mediche e sostegno psicologico. Lo ricorda la Città di Torino, a poche ore dal ritrovamento a Settimo Torinese di un neonato poi morto in ospedale. Il parto, in questi casi, avviene in anonimato in ospedale, anche con inserimento in apposite strutture socio-assistenziali per donne a cura del Servizio Minori della Direzione Servizi Sociali della Città. Dopo il parto, la madre del bambino può chiedere di non riconoscerlo e, a quel punto, è il Comune a diventarne tutore e a segnalarlo all'Autorità Giudiziaria che provvede, generalmente entro venti giorni circa, a individuare per il piccolo una famiglia adottiva. Nel periodo che intercorre tra la dimissione del neonato dall'ospedale e l'accoglienza nella casa dei genitori adottivi, il piccolo, attraverso il servizio del Comune di Torino chiamato 'Progetto Cicogna', è affidato temporaneamente alle cure di una famiglia che ha il compito di favorire l'incontro di conoscenza tra il bambino e la famiglia adottiva e, nel contempo, fare svolgere una sorta di brevissimo tirocinio ai nuovi genitori. Quest'anno sono stati cinque i parti in forma anonima e i bambini non riconosciuti, lo scorso anno erano stati 12, 4 nel 2015 e 8 nel 2014. "Ogni attività è svolta in piena collaborazione tra i servizi sociali della Città di Torino, le strutture sanitarie della Città della Salute e della Regione Piemonte", spiega l'assessora al Welfare, Sonia Schellino.
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