Lavoro e Sviluppo sono termini contrapposti ed alternativi fra loro?
Di primo acchito parrebbe di no ma gli strateghi della politica pontese la pensano evidentemente in modo diverso e seguono ragionamenti complessi e raffinati che i comuni mortali non riescono ad afferrare.
Così dev’essere per la dottrina illustrata al termine dell’ultimo consiglio comunale, dall’ex-assessore Massimo Motto, che non si sente affatto un “ex”. Volendosi candidare alle prossime comunali (e si prevede che lo voglia fare in qualità di candidato a sindaco) non ha mai smesso le vesti istituzionali e si comporta di conseguenza: seduto dalla parte del pubblico con il corpo ma evidentemente non con lo spirito, dispensa auguri e congratulazioni e distribuisce rimproveri. Anche con il neo-consigliere Ambrosio si è comportato così, dandogli “il benvenuto”. Ma in quale veste ed a nome di chi?
Il fulcro del suo intervento è stato tuttavia il tema del Lavoro, posto poco prima, un po’ confusamente , da un ex-candidato di “Tempo di cambiamento”, che era stato prontamente bastonato dal sindaco. Cos’aveva chiesto costui?.
“Mi piacerebbe che fosse inserito un punto all’ordine del giorno sulla situazione delle fabbriche, per poterne discutere fra maggioranza e minoranza”. Con la sua proverbiale cortesia, Coppo aveva ribattuto: “I consigli comunali sono fatti per deliberare qualcosa, non per chiacchierare!”. A questo punto era intervenuta Maria Grazia Trucano:“Faccio mia questa proposta e chiedo che il consiglio comunale relazioni ai cittadini, di cui dovrebbe essere il rappresentante, sul tema del Lavoro. Anzi, aggiungerei l’argomento ex-conceria, visto che la maggior parte dei pontesi pare non abbia visto il progetto”.
Per nulla d’accordo, Coppo aveva spostato le responsabilità sulle commissioni: “E’ quella la sede per discuterne. La presidenza ce l’hanno le minoranze: che le convochino!”.
A questo punto interveniva Motto, che lavora alla Eaton Livia: “Con profonda amarezza, da lavoratore della più grossa multinazionale del Canavese, del cui staff faccio parte, dico che parlare di lavoro a Pont non ha senso: smettiamola, scordiamocene! Di tutti i presenti, una sola persona lavora in paese… Se vogliamo parlare di Sviluppo si può ma di Lavoro non ha senso”.
I brusìi ed i commenti in sala non sono mancati e – mentre uno spettatore effettuava un rapido conteggio e calcolava che almeno 6 o 7 dei presenti lavoravano a Pont in vari settori, la domanda che rimbalzava sottovoce era la seguente: “Come ci può essere Sviluppo senza Lavoro?” . Si sarebbe capito se il ragionamento fosse stato “Non dobbiamo più contare sull’Industria come fonte di lavoro” ma come raggiungere lo Sviluppo senza Guadagni e come guadagnare senza Lavoro? Forse attraverso le speculazioni finanziarie?
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