Fabrizio Bertot vorrebbe scrivere oggi una “Legge Rivarolo”. Portare all’attenzione del Governo il caso emblematico del suo comune, commissariato per infiltrazioni mafiose. “Che poi la mafia non c’è stata, non c’è e mai ci sarà” commenta l’europarlamentare rivarolese. E’ di questo che ha parlato sabato pomeriggio in un incontro organizzato alla Sala Lux con il mondo della politica, dopo tanto tempo dallo scioglimento del consiglio comunale, dopo i manifesti collocati pochi mesi fa con i quali già chiedeva al ministro Cancellieri di scusarsi con la sua città. Ospiti d’onore dell’incontro, chiamato “Prima Rivarolo - quando la burocrazia ferisce” ed annunciato da manifesti col tricolore e il simbolo di “Riparolium”, tre senatori: il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, il membro della commissione antimafia Stefano Esposito, il questore del Senato Lucio Malan. “Rivarolo è stato commissariato per un provvedimento politico, non per atti della giustizia - è intervenuto Bertot - applicando una legge giusta, sacrosanta, che dice: non posso aspettare i tre gradi di giudizio e permettere ad un sindaco mafioso di amministrare la città e allora in via cautelativa sciolgo il municipio e anticipo i tempi della giustizia. Nel caso di Rivarolo, però, questo era impossibile e non lo dico solo per il fatto che Battaglia è stato assolto, perché comunque il reato era a 50 Km di distanza. E allora Bertot ha voluto giocare sporco e andare vicino ad ambienti mafiosi e quindi è colpa sua. Bertot è un cretino e non doveva essere lì. Bertot è in buona fede e gli hanno voluto trarre un tranello politico. Si può dare la spiegazione che si vuole. Ma ricordo un elemento continuo: Bertot che era il sindaco di Rivarolo. Mi sono trovato alla sbarra sì, ma tra i testimoni. Bisogna chiedere scusa alla città. E sono il primo che deve farlo. Perché sono stato il sindaco che non è stato capace di difendere il suo comune. Perché sono il sindaco che per colpa di una campagna elettorale che comunque mi ha portato al Parlamento Europeo, ha subito lo scioglimento del suo consiglio comunale. E’ vero: c’è stato un pranzo a cui era meglio non andare. Ma se quella fosse stata la spiegazione ne prendo atto. Mi sarei dimesso anche prima se avessi saputo ma allora avrebbero dovuto sciogliere il governo, i comuni di Roma, Ciriè e Chivasso e compagnia cantando… Quello che è certo, però, è che abbiamo nel dna la nostra difesa contro la mafia. Io la spiegazione ce l’ho: penso che la politica abbia bisogno di riappropriarsi del proprio ruolo. Non può delegare a dei funzionari. Prevediamo un passaggio nella Commissione Bicamerale Antimafia che responsabilizzi, che dica di sentire chi è tirato in causa perché altrimenti andiamo verso la tecnocrazia”. All’intervento di Bertot si è accodato Malan. Gli ha dato ulteriore vigore Gasparri. “Il 7 luglio 2016 ho presentato un’interrogazione parlamentare che ripercorreva questa vicenda - ha ricordato Gasparri -. Non ha avuto risposta. Serve una legge Rivarolo perché una delle conseguenze di questi provvedimenti è che poi ci sia l’improvvisazione al potere, vedi i fatti di Roma. A Rivarolo nessun consigliere è stato indagato né ci sono state illegittimità in atti, appalti né i commissari ne hanno annullati. Ormai dobbiamo firmare tremila fogli per aprire un conto in banca. Si parte dal presupposto che un politico è un delinquente. Ma chi controlla i funzionari? Nessuno. Allora chiedi le scuse per iscritto al Ministro dell’Interno. Stiamo anche valutando una legge Rivarolo che possa ridurre le possibilità di errore e possa anche sanzionare i responsabili degli errori”. Non è stato tenero, ed era il rischio di un incontro super partes, il piddiano Stefano Esposito. “La prima domanda che ci dobbiamo fare - ha affermato Esposito - è se siamo attrezzati per evitare queste infiltrazioni. E la risposta è no. Noi dobbiamo studiare e rivedere ma non è semplice. Il segretario comunale a cui è decaduta l’accusa di associazione mafiose è stato comunque condannato per voto di scambio. Questo che cosa ci porta a dire oggi? Che era sbagliata l’indagine Minotauro, che non ci sia l’ndrangheta a Rivarolo? Io non lo so ma dire che in Canavese l’ndrangheta non ci sia sarebbe un’affermazione falsa. Dico che ce n’è più di quello che noi immaginiamo. Capisco che si voglia avere giustizia ma non è la Cancellieri il tema. Dobbiamo rendere la legislazione più efficace. Noi facciamo politica e sappiamo che si corre qualche rischio. Bertot, non paragonarti a Tortora. Facciamo i politici. La rivincita te la daranno i cittadini”.
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