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18 Novembre 2016 - 08:29
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uando si compiono gli anni, oltre ai regali delle persone care e degli amici, ognuno di noi tende a farsi un regalo “molto personale” ed altrettanto “desiderato”.
Magari una macchina fotografica, un oggetto, un prezioso, un orologio. O, nel caso di una donna, una borsa, una collana o qualcosa relativo alla bellezza personale.
Ma nel caso di Patrizia Arnesano, per il suo 56esimo compleanno ha deciso di regalarsi una “cosina da poco”: un viaggio a New York per partecipare alla mitica Maratona.
La scorsa domenica, 6 novembre, dopo una lunga preparazione - con 995 chilometri fatti di corsa da metà giugno al 30 ottobre - “Pat”, come viene chiamata dagli amici, è riuscita a completarla in 5 ore e 16 minuti. Un tempo di assoluto rispetto specie per una donna che nella vita di tutti i giorni ha una famiglia ed impiegata all’Eni “anche se manca davvero poco alla pensione e al dedicare il mio tempo libero alla corsa, il mio grande amore”, ammette sorridendo.
Ma quando è nata l’idea di andare nella “Grande Mela”? “A metà dicembre dell’anno scorso - spiega Patrizia - Questo sogno ha richiesto sei mesi di intenso allenamento, caratterizzato da determinazione e volontà. L’essere arrivata al traguardo con un buon crono per me è un grandissimo risultato. Ho sfidato me stessa grazie alla maratona: il mio obiettivo prima di tutto era terminarla. Poi arrivare al meglio delle mie forze fisiche, con gioia e soddisfazione. E ce l’ho fatta”.
Patrizia, che è una atleta del “Team Marathon”, è riuscita ad arrivare all’obiettivo grazie agli istruttori Lavinia Corapi, Gianluca Perra e Gianni Stella “che non mi hanno lasciato sola neanche per un istante”.
L’avventura è iniziata dal Verrazzano Bridge alle prime luci della mattina. E Patrizia è stata una delle 69.783 persone che hanno partecipato all’edizione 2016.
“Un’organizzazione incredibile, ma soprattutto un’esperienza unica ed emozionante, al punto che al traguardo la fatica passa in secondo piano. Ci sono solo i brividi per aver vissuto un’atmosfera sportiva e appassionante grazie alle persone che sono lì intorno per te senza conoscerti: difficilmente un evento simile si può paragonare o trovare in Italia. Ho percorso 12 miglia a Brooklyn in mezzo a due ali di folla, a complessi che suonano, a cori gospel, a scolaresche con le bandierine colorate e vai più veloce di quanto dovresti perché la gente ti porta e virtualmente corre con te. Poi entri ad Harlem e ricomincia il tifo proprio per te, che, anche se stai passando dopo altri ventimila, sembri il primo. Da Harlem si arriva finalmente sulla Quinta e poi a Central Park, poi a Columbus Circle e inizi a ripensare alle fatiche e al traguardo imminente e alla gioia per essere riuscita in questa impresa”.
A spronarla in questa avventura ci ha pensato anche l’Avis di Druento, visto che la Arnesano è una donatrice, alla pari del figlio Andrea. E adesso, appena si riprenderà dalla fatica, è attesa in sede per un momento di festa.
Ma il divertimento durerà fino a Natale, perché poi dopo tornerà a correre come non mai, dato che c’è da preparare un’altra maratona. Quella di Londra. Ma questa sarà un’altra storia da raccontare…
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