La serata Delirium del 25 giugno 2011: un fallimento. Rimarcato dalle presenze, misere, dei partecipanti, alla discoteca Kubo di Leinì. Dai deejay, abituati a numeri ben più grandi. Dalle agenzie, che non riuscirono a recuperare nemmeno tutti i compensi. Qualcosa era andato storto, senz’altro. Un fallimento di cui, oggi, gli organizzatori si imputano le responsabilità a vicenda. Tanto da essersi trascinati in una causa legale. Sul bando degli imputati, di fronte al giudice Maria Claudia Colangelo del Tribunale di Ivrea, si trova Salvatore Ficara, 25 anni, di Ivrea, accusato di truffa da Eugenio Capano, 46 anni, di Caluso ma oggi residente in Svizzera, costruttore di professione ma anche proprietario di diversi locali. Il primo è assistito dall’avvocato Pio Coda. Il secondo si è costituito parte civile con l’avvocato Lorenzo Bianco. Secondo l’accusa, in mano al Pm Emanuele Bosio, Ficasa, con la scusa d’una esperienza come pr nelle discoteche del torinese, e buone conoscenze, sarebbe riuscito ad ottenere la fiducia sufficiente da organizzare la serata del Delirium Festival al Kubo di Leinì, nel 2011, tutta a spese altrui. Capano sostiene che,, tra i partecipanti, tantissimi sarebbero entrati gratis. Le prevendite sarebbero state distribuite senza troppe remore, con o senza pagamento. E alla fine, a pagarne le laute spese, per diverse decine di migliaia di euro, era stato proprio lui. “All’inizio non avevo dato troppo credito alle proposte di quel ragazzino. Era stata l’insistenza, alla fine, a convincermi” aveva riferito Capano al giudice. “Mi hanno chiesto di trovare loro un posto. Poi mi hanno fatto stampare cinquemila prevendite, hanno scelto la grafica e mi hanno solo chiesto i soldi - aveva raccontato sempre la sedicente persona offesa -. Mi garantivano di aver venduto mille biglietti ai prezzi che stabilivano loro. Ad un certo punto ho chiesto un prospetto. Non mi è mai stato fornito. Quei ragazzi non avevano nemmeno i mezzi per andare a prendere gli ospiti a Milano. Ho dovuto pensarci io, con la mia macchina, a mie spese, e trovare degli alberghi quattro stelle perché altrimenti non sarebbero venuti. Poi, appena prima di concludere la serata, mi sono trovato 240 prevendite consegnate quando nel locale vedevo ad occhio tra le 400 e le 500 persone. Vendevano i biglietti fuori dalla discoteca la sera stessa. Loro pensavano solo a bere con gli artisti della musica di cui erano patiti”. Ma ieri i testimoni hanno riferito altre cose. Il dj Irregular Sit, arrivato da Caserta, ha raccontato che “l’evento non andò bene perché c’era pochissima gente e i promoter erano un po’ nervosi per il fallimento” ma, comunque, “io venni pagato, e ricordo un particolare: la mattina seguente ci venne a prendere il signor Ficara per portarci in aeroporto, ci mancava una piccola somma, non ricordo quanto, che mi venne data dalla signorina Francesca Di Matteo, mia referente, la quale l’aveva ricevuta da Ficara. Lei aveva così provveduto a pagare anche altri artisti”. “Confermo - ha aggiunto il dj - che artisti erano stati pagati, non c’era un danno economico”. In quanto al viaggio, “arrivai in aeroporto, ci venne a prender Ficara e ci portò in albergo”. La stessa Francesca Di Matteo, ha raccontato che “il primo pagamento ci fu fatto da Capano in contanti ma mancavano pagamenti e Ficara si era reso disponibile nel completarli”.
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