Il Castello riaprirà. Per fine anno. O, forse, già dal mese di settembre. Tre mesi di attesa. Minimo minimo. Ma è quanto serve perché la proprietà passi dalle mani del demanio al comune. Il Castello, infatti, è ancora di proprietà dello Stato. Nessuno ha mai pensato (o se l’aveva pensato non ha mai quagliato) all’accatastamento. Fino a che, il maggio scorso, gli uffici hanno sentenziato: basta passanti, basta visitatori, il tetto è pericolante, le tegole potrebbero staccarsi, il Castello va chiuso. Così han liquidato l’associazione “Amici del Castello” di PIero Ramella, che fino ad allora si occupava, ogni anno, dalla primavera all’estate, di curare le aperture e garantire accoglienza. Meglio tardi che mai, quindi. Anche se il ritardo lascia dietro di sé gli strascichi di un investimento in tema di “cultura” che si è concentrato tutto sulla candidatura Unesco e non ha mai pensato alle rosse torri che svettano su Ivrea. La notizia che qualcosa si sta muovendo, a tutela del simbolo della città, è arrivata mercoledì scorso in consiglio comunale. “L’accatastamento è in corso e prevediamo l’effettivo trasferimento con la chiusura di questo anni. Ma già in questi giorni sono in corso sopralluoghi dei tecnici dell’agenzia del demanio”. Questo ha fatto sapere l’Assessore Giovanna Codato, grata di un’interpellanza a tema presentata da Francesco Comotto e Alberto Tognoli “che mi dà modo di spiegare che cosa sta facendo la mia Amministrazione”. L’ennesima interpellanza perché, già più volte, i due consiglieri di minoranza han sollecitato che l’edificio venisse adeguatamente valorizzato, in primo luogo con una adeguata segnaletica. E poi mettendo qualche soldino in più a bilancio che non quesi miseri 15mila euro per il 2016 nel bilancio pluriennale (nulla per il 2017 e 2018). L’inizio della procedura di sdemanializzazione, come esposto da Codato, risalirebbe, però, addirittura al 2012. Come mai tre anni per un passaggio di proprietà? Una volta sbrigato l’accatastamento si potrà passare all’azione. E l’Assessore Codato ha sfilato in consiglio l’asso nella manica: un piano approvato dal Ministero e dalla Agenzia delle Entrate. “Il piano - fa sapere Codato - prevede due azioni, una di comunicazione, ed una di restauro conservativo anche per le parti interne. A bilancio si trova solo quella prima cifra perché volevamo cominciare a predisporre gli interventi e valutare dopo i passi successivi.Questo comporterà tutta una serie di interventi rimasti in stand by ma inseriti nel piano triennale delle opere pubbliche. E il primo sarà proprio la valorizzazione delle aree esterne con opportuna segnalazione del bene che è indicato in prossimità delle attività commerciali ma non in modo capillare. Stiamo valutando dei finanziamenti da concordare col demanio in sede di effettivo trasferimento”.
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