Vere e proprie interazioni strutturate con i vicini di casa e con la comunità sanmaurese non ne hanno ancora avute. D’altronde sono arrivati da appena quindici giorni in via Consolata e l’ambientamento, per forza di cose, non può che essere graduale. Uno di loro, Ikram, ci racconta di aver chiesto del pepe nero alla famiglia che abita di fronte: la padrona di casa, però, non parlava inglese e ha chiamato suo figlio affinché traducesse la richiesta. I primi abbozzi di rapporti di buon vicinato, insomma. “Le persone qui intorno sono molto collaborative” assicura Ikram in un ottimo inglese. E il buongiorno, si sa, si vede dal mattino. In ogni caso questa sera, giovedì 9 giugno, alle 21, i quattordici pakistani arrivati a San Mauro incontreranno la cittadinanza e le associazioni del territorio per presentarsi e per raccontare le loro storie. Per fare un passo nella direzione di chi, in soldoni, ha nelle mani il potere di influire sulla loro integrazione: saranno infatti i sanmauresi a scegliere se accoglierli e farne parte integrante della vita sociale, oppure se ignorarli e farli rimanere un corpo estraneo giunto da queste parti solo momentaneamente. La serata, che si terrà nella sala Ilaria Alpi di via Martiri della Libertà, è stata voluta dalla cooperativa che ospita i quattordici richiedenti asilo, la Babel. Partire con il piede giusto è importante, lo sa bene l’amministratore delegato Matteo Saccani. “In una piccola realtà come San Mauro è più facile che anche la comunità ottenga benefici da questa situazione - spiega mentre ci mostra gli appartamenti in cui i pakistani alloggiano, in via della Consolata -. Se San Mauro avrà l’intelligenza di approcciarsi a loro in maniera costruttiva, potrà sicuramente trarne dei benefici: questi ragazzi rappresentano una risorsa culturale, ma al tempo stesso il loro arrivo ha una ricaduta economica per i negozi della zona. Noi ci occupiamo di accoglienza nelle Valli di Lanzo, a Giaveno e in val Sangone, a Torino, a Settimo: possiamo dire che nelle situazioni in cui il territorio ha fatto un passo verso di loro, tutto è stato più semplice”. Un “passo” qualcuno lo ha già fatto. C’è chi si è riscoperto matematico e, sommando i 38 richiedenti asilo arrivati ad aprile più i pakistani di adesso, ha ottenuto una sorta di numero magico: il 52, il numero del terrore. Come se San Mauro fosse invasa dai migranti… In ogni caso gli alloggi sono affittati da privati e il progetto di accoglienza è gestito direttamente dal Ministero dell’Interno. Le tutele, insomma, ci sono eccome. In ogni caso, i ragazzi pakistani stanno dimostrando buona attitudine all’adattamento. Hanno tutti tra i 18 e i quarant’anni, sono arrivati in Italia via terra: chi passando dal Brennero, chi dalla Slovenia. Presto inizieranno le lezioni di italiano per poter comunicare più agevolmente con la comunità ma soprattutto per poter iniziare a trovare qualche opportunità lavorativa sul territorio (di solito si tratta di borse lavoro in gran parte spesate dalla cooperativa, che permettono ai richiedenti asilo di sviluppare perlomeno una professionalità in un determinato settore). Al loro fianco ci sono quattro operatori full time che ruotano tra le strutture gestite dalla cooperativa a San Mauro e Settimo. Nessuno è lasciato al caso, anzi. “Esistono tre piani di integrazione per i richiedenti asilo - ci spiega ancora Matteo Saccani -. Il primo è istituzionale e consiste in un protocollo d’intesa tra noi, il Comune e la Prefettura affinché i ragazzi abbiano un’assicurazione e possano svolgere attività di volontariato per il Comune. Il che non vuol dire utilizzare la loro forza lavoro, ma affiancarli ad altri italiani in specifiche attività, per favorire l’ambientamento”. Il secondo, invece, è il piano dell’associazionismo: “In particolare le associazioni sportive, ma anche non, possono facilmente coinvolgere i ragazzi in mille modi”. Il terzo è esteso a tutta la cittadinanza, “in particolare alle persone che abitano nei dintorni - continua Saccani -. A mano a mano si possono creare relazioni umane anche molto profonde, una volta che si inizia a conoscersi. Alcuni ragazzi, in altri Comuni, sono stati ospitati da famiglie italiane una volta terminato il periodo di accoglienza”. Ad oggi e fino a che faranno parte del progetto, i quattordici immigrati hanno a disposizione il loro “poket money”, i famosi 2,50 euro al giorno. I restanti 32 vanno alla cooperativa, che li utilizza per pagare vitto e alloggio oltre che per acquistare vestiti, medicine e tutto ciò di cui i migranti hanno strettamente bisogno.
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