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FELETTO. Filiberto, Forneris, Ferrero. Perché insieme. Lista nuova. Filiberto: "voglio finire ciò che non ho potuto finire"

Se dovessimo coniare uno slogan verrebbe immediato pensare alle tre effe per Feletto: Stefano Filiberto, Fabio Forneris e Cristina Ferrero. Un'alleanza inedita, la sorpresa di questa tornata elettorale. A dire il vero il progetto della lista non mischia l'acqua con l'olio: chi ha qualche anno di età ricorda, infatti, che Cristina Ferrero, prima ancora dei due mandati trascorsi al fianco di Giovanni Audo Gianotti (prima come assessore, poi come consigliere delegata alle politiche sociali, fino alle dimissioni nel 2012 per dissidi interni legati alla figura dell'attuale vicesindaco Loretta Garello), e prima ancora di un'esperienza in minoranza ai tempi del sindaco Peraldo, esordì nel 1994 nella maggioranza di Gianfranco Saccoman. Allora, una giovanissima Ferrero, poco più che trentenne, sedeva già al fianco del coetaneo Stefano Filiberto (per un mandato assessore alla cultura). Per questo Cristina Ferrero sottolinea che "sarebbe infantile dire che mi ripresento, e che mi ripresento con Filiberto, solo per divergenze con l'attuale vicesindaco. La realtà è che, in un paese di 2500 abitanti, abbiamo fatto la scelta di sostenerci". La politica? Se a Feletto c'è stata, nei tempi in cui la politica aveva ancora un senso a livello nazionale (dalle basi socialiste di Saccoman a quelle più comuniste di Audo Gianotti), ormai è storia passata. "Bisogna convergere su obiettivi comuni – sostiene Ferrero -. Con Stefano ho collaborato, ci conosciamo bene". Sui cinque anni passati non si sbottona, limitandosi a valutare la riuscita dei progetti a cui teneva di più. "Il punto prelievi è stato portato avanti ma c'è ancora molto da lavorare". E aggiunge: "credo che anche a livello culturale ci sia molto da lavorare, che ci sia bisogno di collaborazione con le scuole e non solo". Di Audo Gianotti, prossimo all'uscita di scena, si limita a sottolineare "l'ottima collaborazione e la grande stima che ho sempre avuto per lui". In quanto a Fabio Forneris, il rapporto con Filiberto è maturato in questi cinque anni passati insieme in minoranza, seppur come capigruppo di due differenti liste. "C'è stata una collaborazione – sottolinea Forneris, e conferma Filiberto – che ritengo proficua e intensa. Abbiamo fatto cerchio e quadrato e abbiamo capito che c'è la possibilità di risvolti futuri". Sarà una lista nuova, con un nuovo ed un nuovo simbolo. Gli altri candidati? "Per il momento non mi sbottono" ci va cauto Filiberto. Né sul programma, "che sarà compatibile con le risorse del bilancio". Il perché della candidatura dopo tante vicissitudini? "Vorrei cercare di finire quello che ho cominciato e che non mi è stato permesso di concludere - sottolinea, rammentando lo scioglimento la spaccatura che aveva portato allo scioglimento del consiglio nel 2010 -. Credo che Feletto abbia bisogno di un intervento radicale, già solo dal punto di vista estetico. Certo, continuerei a dedicarmi all'orto, al frutteto. Ma poi mi dico: i felettesi non sono tutti uguali. Ammetto di essere un po' spigoloso. Non sono uno yes man, il tipo che dice sì a tutti. E' una questione di deontologia personale, quando si sale in amministrazione non si ha la bacchetta magica". Filiberto si ripresenta nonostante, oltre alla delusione per la recente storia locale, anche la delusione per la piega che ha assunto la gestione a livello nazionale. "Non mi considero né di destra né di sinistra, mai avuto tessere – sottolinea -. L'errore più grande, a mio avviso, è stata la riforma del titolo quinto della Costituzione, nel 2001, che ha abolito gli organi di controllo sugli enti locali. Ricordo ancora quanto fu portata in consiglio una delibera per permettere al sindaco di consegnare una rosa agli sposi dei matrimoni civili. Il Co.Re.Co ce la bocciò, sarebbe stato danno erariale, e si parlava, poi, di quattro, cinque rose l'anno. Si sono accumulati buchi su buchi ed oggi ne scontiamo il prezzo". La battaglia contro le risorse economiche ed i lacci imposti da Roma, a Feletto, sarà soprattutto sull'ex asilo Fascio, sul cui destino da anni si dibatte, tra ipotesi di vendita (oggi difficile col mercato edilizio in crisi) e la ristrutturazione (impresa ancora più caparbia). "Bisognerà almeno cercare di salvare la parte bassa - osserva Filiberto -. E bisogna pensare alla viabilità, all'illuminazione..". Attenzione puntata anche sul Piano Regolatore. All'ultimo Consiglio Filiberto ha votato contro la variante urbanistica, arrivata dopo otto anni. "Un conto è un piano pensato nel 2008 – spiega -, un altro un piano che valga nel 2019. Ho contestato le tempistiche al commissario prefittizio che doveva convocare i gruppi e non l'ha fatto. Oggi le esigenze del paese sono diverse".
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