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SAN MAURO. La storia dei 35 migranti arrivati in città

Più che averne paura, bisognerebbe dar loro una mano a sentirsi un po’ meno spaesati. I 35 migranti ospiti della struttura di via IV Novembre, infatti, sono arrivati in Italia appena tre giorni fa. Ci sono arrivati a bordo di un barcone salpato dalla Libia e recuperato dalle navi della Marina al largo delle coste della Sicilia, rischiando la propria vita. Da lì, sono stati portati al Centro Fenoglio di Settimo per le visite mediche del caso, e poi subito a San Mauro. Un tour de force massacrante. Si tratta di 35 uomini, o meglio ragazzi, tra i 18 e i 30 anni. Provengono da Nigeria, Sudan, Mali, Senegal, Ghana, Gambia, Somalia. Tutti loro presenteranno, nei prossimi giorni, una richiesta di asilo politico. In attesa di una risposta (che difficilmente, di solito, arriva prima di un anno) si fermeranno a San Mauro, dove saranno ospiti della struttura gestita dalla Cooperativa Versoprobo.     In questi primi due giorni “sanmauresi”, molti dei ragazzi hanno già cominciato a esplorare la città. L’obbligo cui sono sottoposti è quello di dormire nella struttura, ma durante il giorno hanno libertà di muoversi e spostarsi a piacimento. Ad occuparsi di loro c’è il direttore della cooperativa, Claudio, cui si affiancano quattro figure professionali: un coordinatore, una persona che si occupa di assistenza sanitaria, un’altra dedicata all’insegnamento e alle attività, e un mediatore culturale. Quello di via IV Novembre, da venerdì, è diventato un "centro di accoglienza straordinaria". Con un brevissimo preavviso - dovuto all'alto numero di migranti giunti in Italia negli ultimi giorni - la Prefettura ha comunicato alla Cooperativa Versoprobo - la quale ha vinto un bando -, di avere assoluto bisogno di aprire la struttura addirittura prima delle tempistiche previste.     Intanto, le prime “operazioni di integrazione” sono già iniziate. Tre ragazzi, per esempio, poche ore fa sono stati accompagnati dal sindaco Dallolio presso la sede degli Alpini - al parco Einaudi - dove si è svolta la consegna del defibrillatore da parte di Sea e Croce Verde. Un modo per iniziare a conoscere la comunità e le associazioni locali. Com’è normale che sia, in questi primi giorni gli occhi di tutta la comunità sono puntati su di loro. C’è chi ha dimostrato di volerli aiutare, chi ha già sollevato eventuali problemi di sicurezza per San Mauro. Dovrebbe essere superfluo - purtroppo non lo è - dire che non si tratta certo di delinquenti, quando invece di ragazzi giovani in cerca di un futuro migliore. A decidere se potranno o no averlo, questo futuro, sarà la commissione che dovrà esaminare le loro richieste di asilo: chi non otterrà la protezione internazionale, non potrà rimanere sul suolo italiano.     All’interno della struttura, la cooperativa si occuperà di insegnare loro la lingua e, per così dire, “l’etica civile” italiana, intesa come i codici di comportamento per favorirne l’integrazione. Un importantissimo ruolo, però, lo giocherà la comunità sanmaurese: dalle istituzioni alle associazioni ai singoli, tutti si troveranno di fronte alla possibilità di ignorare questi ragazzi, di evitarli, di odiarli oppure di aiutarli. Altre realtà, anche molto vicine (come ad esempio San Raffaele e Rivalba) hanno dimostrato impegno e sensibilità per migliorare la quotidianità dei migranti giunti lì. San Mauro come reagirà?    
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