Con la scusa del caffè aveva truffato un anziano di Perosa Canavese. "Scusami, ti ho sporcato il libretto, ma non preoccuparti, ho un'amica alle Poste di Ivrea che può risolvere tutto. Firmami una delega e te lo riporterò come nuovo" avrebbe detto, grosso modo, Monica Bello, 40enne anch'essa residente a Perosa, all'uomo di 86 anni da cui affittava l'alloggio al piano terra dell'abitazione. Al piano alto viveva lui, solo. La donna era salita su con una scusa qualunque. "Ho rotto la macchina del caffè.." gli aveva detto, chiedendo di potergliene preparare una tazza. E' in quella circostanza che avrebbe frigato dentro i cassetti del salotto entrando in possesso del libretto postale. E alla Posta del paese aveva raccontato tutta un'altra versione: aveva presentato la delega, sostenendo che l'anziano avesse tutta intenzione di prelevare dei soldi e si fosse affidato a lei per motivi di fiducia. Menomale che, poco tempo dopo, i familiari dell'86enne si erano insospettiti. Si erano accorti che c'era qualcosa di strano e losco nell'atteggiamento di quella donna dal fare ammaliatore, convincendolo così, nel luglio 2011, a sporgere denuncia. Anche perchè, già da tempo, Monica Bello non pagava l'affitto. E in più continuava a domandare vari e piccolo prestiti al proprietario dell'alloggio, spiegandogli, tra lamenti e lacrime, che purtroppo la crisi stava divorando la sua ditta familiare di imbottitura di mobili. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato, però, un assegno da 1500 euro che aveva consegnato per saldare alcuni arretrati, salvo scoprire, sempre presso la Posta, che era falso. I familiari aveva anche scoperto che anche l'amica di cui Bello parlava, e di cui aveva fatto nome e cognome, non era mai esistita. Finita alla sbarra, presso il Tribunale di Ivrea, con l'accusa di truffa, l'altra settimana Monica Bello, che tra l'altro ha già una sfilza di denunce e precedenti alle spalle (avrebbe fregato o cercato di fregare diverse persone, persino la suocera, fatto per il quale era in corso ad Ivrea un ulteriore processo), è stata condannata alla pena di un anno e otto mesi di reclusione, oltre al pagamento di tutte le spese processuali e al risarcimento dei danni, che ammonterebbero sui circa 25mila euro, nei confronti della persona offesa.
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