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12 Gennaio 2016 - 11:03
Diciotto imputati, nomi del calibro di Carlo De Benedetti e dell'ex ministro Corrado Passera, 134 testimoni, 28 consulenti tecnici, udienze in calendario almeno fino a luglio. Ecco il processo per le morti da amianto alla Olivetti di Ivrea, cominciato questa mattina. Un processo "complicato", come ha ammesso il giudice Elena Stoppini, dove si parla della morte di dodici ex lavoratori (e delle gravi malattie accusate da altri due) e dove si affronta quello che un altro giudice, nel pronunciarsi alla fine delle indagini, aveva definito "il dramma sociale" della città piemontese.
Le premesse per una grande partecipazione emotiva sembrerebbero esserci. Tanto è vero che per rimpolpare il dispositivo delle forze dell'ordine sono stati fatti arrivare carabinieri persino dai dintorni di Torino. Ma fra il pubblico gli abitanti di Ivrea si contano sulle dita di una mano.
Federico Bellono, sindacalista Fiom-Cgil (parte civile), parla di "indifferenza della città", che forse "ha un un problema non risolto con se stessa e la propria storia recente".
Olivetti, storica azienda produttrice di macchine per scrivere prima e di apparecchiature informatiche poi, ha scandito per un secolo la vita di Ivrea. "E mi dispiace - dice l'unico imputato presente, Filippo Demonte Barbera, il cui 80/o compleanno cadrà domani - che oggi si ricordi l'Olivetti solo per i problemi dell'amianto e non per tutto il resto. Io all'azienda ho dato molto. E ho ricevuto molto".
La Olivetti volle essere una "fabbrica a misura d'uomo", un'industria modello, ma secondo l'accusa, che riguarda chi si alternò ai vertici dal 1963 al 1999, non rispettò tutte le norme. Tesi comunque respinta dalle difese: gli organismi dedicati alla sicurezza sul lavoro c'erano fin dagli anni Sessanta, e venne sempre fatto il possibile per tutelare i lavoratori. Demonte Barbera, che fu ad di una controllata, afferma che ai suoi tempi "non si sapeva di problemi legati alla presenza dell'amianto". La prossima udienza, il 25 gennaio, cominceranno a sfilare i testimoni: fra i primi ci saranno i due ex lavoratori malati.
Le architetture industriali olivettiane sono candidate a diventare "patrimonio dell'umanità" dell'Unesco. Per un paradosso, alcuni edifici del complesso sono ancora nel mirino della procura di Ivrea. Nel corso dell'udienza il pm Laura Longo ha rivelato che sono in corso accertamenti nell'ambito di un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato: l'amianto c'è tuttora, e in certi casi servirebbe una robusta bonifica.
Le difficoltà che devono sostenere gli uffici giudiziari di Ivrea per organizzare il processo sono enormi. Il dibattimento è ospitato nell'auditorium di un liceo perché il tribunale non dispone di aule abbastanza grandi. Gli avvocati, fra i quali ci sono penalisti di fama nazionale, non hanno nascosto il disappunto. Alcuni sono stati costretti a sistemarsi sulle poltroncine della platea, senza spazio per posare i loro faldoni, come se fossero spettatori di un convegno. C'è un solo banco in prima fila dove il pm e i pochi difensori che hanno trovato posto devono sedere gomito a gomito. "L'acustica non è buona", dice il giudice Stoppini invitando chi parla ad alzare la voce, e a chi le fa presente che ci sono solo sei microfoni per tutti risponde: "E' quello che ci ha dato il ministero".
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