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06 Ottobre 2015 - 11:18
tribunale
Gli muore un figlio. Poi la moglie. A distanza di tempo trova un foglio e scopre che il suo ragazzo vantava un credito di 150mila euro, a quanto pare mai restituiti, nei confronti di un conoscente a cui aveva concesso il lauto prestito nel lontano 2007. Come se non fosse già abbastanza il dolore, Sergio Bertot, classe 1933 (l'altro so figlio è l'ex Sindaco di Rivarolo Fabrizio Bertot) si ritrova a dover intentare una causa per cercare di recuperare quel denaro.
L'anziano, venerdì scorso, è stato chiamato a testimoniare presso il Tribunale di Ivrea, nell'ambito del processo a carico di Emilio Avetta, quest'ultimo finito alla sbarra per il reato di "falso", difeso dall'avvocato Giuseppina Sollazzo del Foro di Torino.
Secondo l'accusa, sostenuta dal Pubblico Ministero Letizia Ferraris, Avetta avrebbe falsificato le cifre all'interno della documentazione che attesterebbe la restituzione di diverse somme di denaro a Guido Bertot (trovato morto nel gennaio 2012 lungo le sponde dell'Orco), come ha dimostrato anche la perizia grafica. La consulente del Tribunale ha preso in esame, in particolare, tre dazioni da 11mila euro e una da 9900. In tutte l "1" ed il "9" iniziali risultano aggiunti. "Tutte le firme autografe, la ricezione degli anticipi, ed il termine 'pagato' sono riconducibili alla mano di Guido Bertot – ha sottolineato l'esperta -, in altre parti si trova la mano di Emilio Avetta. Ma risulta anche la presenza di una mano non nota. E l'1 ed il 9 risultano sovrapposti con un inchiostro di tipologia diversa".
Venerdì scorso è stata chiamata a testimoniare, per far luce sulla documentazione, Paola Baratono, classe '67, residente a Ciconio, impiegata di Emilio Avetta. Incalzata dall'avvocato Sergio Bersano (con cui Sergio Bertot si è costituito parte civile), ha raccontato che "Avetta mi lasciava i contanti. Io davo a Guido Bertot che firmava dei fogli su cui annotava le cifre e se ne andava. Non più di 1000 euro alla volta. Succedeva una o più volte al mese, tra il 2006 ed il 2010. Avetta, a volte, consegnava a Bertot anche grosse cifre. Lo so perchè le vedevo scritte sui fogli". Baratono ha aggiunto, però, di non aver "mai visto fisicamente Avetta pagare somme più alte" né "ho mai visto Avetta scrivere su questi fogli senza che fosse presente Bertot". Inoltre, di fronte alla documentazione presentata in aula dal Pm Ferraris, Baratono si è difesa: "ho scritto tutto io, tranne le firme".
Dal canto suo, Sergio Bertot, con la fatica dovuta all'età e ai drammi trascorsi, ha raccontato che aveva scoperto i dettagli del credito solo in seguito alla morte. "Questo denaro è ciò che ha determinato la depressione di Guido – ha cercato di spiegare -. Quando era ancora in vita (abitavamo nella stessa casa), lo vedevo andare a trovare Avetta. Qualche volta Avetta è venuto a casa nostra. Diceva di essere in difficoltà. Mio figlio gli aveva già prestato 150mila euro. Io l'ho aiutato comunque. Ho detto ad Avetta che potevo dargli qualcos'altro, senza interessi, a patto che me li restituisse: gli ho dato 15mila euro con l'accordo di riaverli in tre mesi. Il primo mese mi ha riportato 5mila euro, il secondo 2500 euro. Dopo la morte di Guido l'ho cercato. L'ultima volta che ci siamo sentiti mi ha detto: '“ti richiamo dopo qualche minuto' e non mi ha mai richiamato. E così, io che in vita mia non ho mai voluto andare in giudizio, mi sono dovuto rivolgere ad un avvocato..."
Il processo riprenderà il 15 aprile 2016.
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