Si è chiusa con 16 indagati l’indagine preliminare sui “beccamorti”. Le notifiche agli operatori sanitari (Mauro Colmuto, 56 anni, di Cascinette, Gianni Biolatti, 39 anni, di San Giusto, Daniela Capelli, 49 anni e Gianni Pietro De Filippi, 48 anni, di Busano) sono già state inviate la scorsa settimana. Insieme a loro altre 12 persone, perlopiù titolari e dipendenti di imprese di pompe funebri. Per tutti, stando a quanto emerge in Procura a Ivrea, è quasi scontato di rinvio a giudizio con l’accusa di “corruzione” e “corruzione di pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni”. Confermato in toto l’impianto accusatorio che a gennaio, in seguito alle intercettazioni portate avanti dalla guardia di finanza di Ivrea, avevano fatto scattare agli avvisi di garanzia. Ed erano “mazzette” in cambio della segnalazione alle imprese funebri dell’arrivo nelle camere mortuarie di pazienti appena deceduti in ospedale o per consigliare ai parenti aziende ‘amiche’. Fra gli impresari delle pompe funebri e gli operatori sanitari, in servizio negli obitori, insomma, si era formato un vero e proprio sodalizio criminale per pilotare l’assegnazione dei servizi di onoranze funebri dietro compensi in denaro che andavano dai 50 ai 100 euro. Secondo una più accurata riscotruzione, gli operatori sanitari allertavano gli impresari ‘del giro’ del trasporto delle salme dai reparti agli obitori, oppure avvicinavano i parenti raccomandando certe imprese. In alcuni episodi, inoltre, secondo quanto avevano accertato le Fiamme Gialle, la vestizione delle salme veniva curata con maggiore attenzione se accompagnata da somme in denaro elargite dall’impresa incaricata del servizio funebre. Un sistema di corruzione e malcostume che ha già avuto precedenti in svariate regioni italiane. Le indagini erano scattate nell’esatte del 2014 in seguito alla denuncia di un “beccamorto” eporediese insospettitosi nel veder lavorare sempre e solo le stesse agenzie. Alcuni degli indagati, durante gli interrogatori, hanno raccontato che il denaro ricevuto era da considerarsi “mancia” e non “mazzetta”. Ora le difese avranno 20 giorni di tempo seigarlo al giudice con eventuali integrazioni. Poi scatteranno le richieste di rinvio a giudizio. Gli altri indagati Giuseppe Pavese, classe 1952, residente a Forno Canavese, frazione Cimapiasole Paola Luisa Allera, classe 1963, residente a Castellamonte Giovanni Battista Allera, classe 1968, residente a Castellamonte Mauro Ceregati, classe 1969, residente a Montalto Dora Piero Florian, classe 1958, residente a Strambino Marco Regis, classe 1979, residente a San Giusto Giuseppe Senapo, classe 1954, residente a Strambino, frazione Realizio Stefano Spinucci, classe 1956, residente a Strambino Roberto Piero Giglio Tos, classe 1966, residente a Zubiena Lauretta Schiumski, classe 1963 residente a Caluso
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