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24 Maggio 2015 - 12:10
Scuola Arduino, Ivrea
E siamo a meno due. Fuori la scuola d'infanzia Bertolè, e fuori la scuola media ex Arduino di via San Nazario, oggi Leonardo Da Vinci. La prima chiusa dall'inverno scorso, dopo la scoperta di fibre di amianto nel pavimento. Classi trasferite alla Don Milani. E dal Comune e dalla Direzione Didattica i genitori hanno appreso che il plesso dovrebbe, probabilmente, riaprire dal gennaio 2016.
La seconda chiusa (non del tutto) dall'altra settimana, dopo che il vento ha scoperchiato il tetto, rivelatosi, anche in questo caso, realizzato in cemento amianto. Martedì scorso, durante un'assemblea infuocata al Cinema Politeama, l'Amministrazione comunale, insieme alla Direzione Didattica, ha annunciato il trasferimento temporaneo delle classi terze ai Salesiani, ma anche precisato che, comunque, alcuni dei locali resteranno utilizzabili. "Non porteremo i nostri fili all'ex Arduino" ha tuonato una mole infuriata di genitori. Tutti a casa, assenti giustificati, per quindici giorni. Fino a quando non verranno conclusi i lavori urgenti di messa in sicurezza.
Meno due, quindi. Anzi, meno due e mezzo: resta a rischio, infatti, anche l'asilo nido Olivetti. Nell'autunno scorso il crollo dell'intonaco nella sezione arancione e la scoperta di una canna fumaria in fibre d'amianto ha messo in tutta evidenza la presenza del pericoloso materiale tanto utilizzato tra gli anni sessanta e ottanta.
Di questo passo non resterà che fare lezioni in piazza... Già, perché sotto le rosse torri, si sta aggiungendo un'emergenza dietro l'altra. E non basta più che il Comune si nasconda dietro la giustificazione che va cantilenando da mesi. Che mettere mano ai plessi costa troppo (solo per la Bertolè servirebbero 800mila euro secondo le stime dell'ufficio tecnico, e in cassa il Comune avrebbe poco più di un milione, nè bastarebbe pescare dal salvadanaio Guelpa) e quindi meglio procedere per tamponi. Che servirebbe troppo, troppo tempo ("un anno per mettere in sicurezza il nido Olivetti" aveva dichiarato il Sindao Carlo Della Pepa in un incontro, pochi mesi fa). E che tanto l'amianto è pericoloso solo se in vista e se inalato, e se resta incapsulato allora può stare dov'è. Una solfa che non si può più sentire. Non ne voglio sapere le famiglie e non ne vuol più sapere nemmeno il Presidente del Consiglio Comunale Elisabetta Ballurio.
Ballurio ha presentato un'interrogazione urgente con richiesta di risposta scritta. L'ha protocollata domenica 17 maggio, subito dopo il disastro dell'ex Arduino. All'attenzione del Sindaco Carlo
Della Pepa, del ViceSindaco e Assessore alla Manutenzione e conservazione del patrimonio Enrico Capirone, all' Assessore ai Sistemi Educativi e per il Diritto allo Studio Augusto Vino.
Ballurio parte dal 21 novembre dello scorso anno, quando già il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Area Sistemi Educativi Culturali e di Politiche Sociali, aveva inoltrato una nota "in cui stigmatizzava, oggettivandola con dovizia di particolari, la precarietà dello stato degli stabili del patrimonio pubblico, richiamando a una più corretta attenzione".
Che è successo da allora? Niente! Sono seguiti incontri, una Conferenza dei Capigruppo a dicembre. "Ora basta. Approverà il prossimo bilancio di previsione soltanto se saranno inseriti questi benedetti interventi per mettere in sicurezza le scuole" aveva ammonito, grosso modo, Ballurio, richiedendo intanto, nel mese di gennaio, tutti i documenti di valutazione rischi dei vari stabili. Volontà ribadita il 5 febbraio dal Presidente della Commissione Servizi Tecnici e Ambiente e dal Presidente della Commissione Edilizia Pubblica, in una seduta comune convocata per chiedere di dare priorità agli interventi di rimozione dell'amianto, adottando un piano operativo che passasse in disamina tutti gli edifici. Peccato che in quell'elenco non fossero emersi i pericoli legati alla Da Vinci. Fino al 15 maggio, quando il forte vento ne ha distrutto la copertura, spargendone pezzi ovunque, anche al di fuori del perimetro scolastico, sulla strada e nel vicinato.
Per questo Ballurio ora punta il dito: "la Giunta – domanda - ne era a conoscenza?". Domanda inoltre di apprendere quale tipo di procedura e di precauzioni siano stati utilizzati e che siano allegate tutte le autorizzazioni al riguardo. "Deve essere avvisata la popolazione – aggiunge la Presidente del Consiglio - circa tutti gli accorgimenti da prendere nel caso siano ancora presenti pezzi di copertura fuori dalla scuola, con l’accortezza di non toccarli e di non sostare vicino". Chiede di venire in possesso del programma di bonifica ambientale del patrimonio comunale. "Dopo quanto accaduto – va all'attacco- si pensa ancora di mantenere amianto, seppur incapsulato, negli edifici pubblici, oppure verrà finalmente rimosso?".
Anche su facebook si è aperto un grosso dibattito, dove la Ballurio ricorda tra l'altro quale differenza corra tra polveri sottili, che si potevano respirare in fabbrica, e a lungo andare potevano provocare la silicosi, e fibre di amianto: "Negli anni '80 – ricorda - era normale usare l'amianto e non se ne conoscevano gli effetti. Oggi si conoscono. Nessun dramma. Se si previene. Invece ho l'impressione che l'informazione in merito, che purtroppo è scarsa, tenda a far minimizzare. Le fibre d'amianto sono seriamente pericolose. Sono microscopiche e una volta inalate la possibilità di contrarre un mesotelioma è purtroppo altissima". Se non altro la pioggia dei giorni scorsi ha ridotto il rischio di diffusione. Restano i precedenti. "Purtroppo a Casale – ricorda a Balluro - ci sono i primi casi di trentenni malati a causa dell'amianto. E alla Da Vinci credo che lo si potesse tecnicamente ed economicamente togliere".
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