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13 Febbraio 2015 - 13:11
Al motto di “Storia vecchia sempre nuova” torna ad Ivrea l'antica figura dei Valletti! L'esordio ufficiale nella serata di venerdì 13 febbraio, con il Primo Gran Ballo dei Valletti.
"Con l'intento – illustrano i fondatori - di arricchire il Carnevale di un momento goliardico e divertente, seppur condito di storia 'vecchia' e vera".
E la storia narra di quattro Ufficiali dello Stato Maggiore in congedo, un Conte di Fiorano, un'Ocarina di Chiaverano, un Console di Romano ed uno storico della casa del Podestà, un arancere in attività, e un popolano amante del Carnevale....
L'idea è affiorata nel 2014, quando tre amici decidono di riscoprire alcuni abiti delle edizioni passate ed indossati negli anni '30 del Novecento, e poi soltanto per una breve parentesi ancora durante lo Storico Carnevale d'Ivrea del 1999. Decidono così di ridare vita alla figura dei “dipendenti comunali”, poco conosciuta ma che era sempre presente nella rappresentazione storica, così come documentano i testi e le raccolte fotografiche.
I Valletti sono Alessandro Fogu, Flavio Casarin, Mauro Manina, Marco Lanzardo, Massimo De Masi, Mariano Giavina, Andrea Curnis, Giorgio Brunetto, Mirco Maran. E i soci onorari sono già quasi 300. A loro saràconsegnato un premio, durante la serata al salone di Chiaverano. Una serata dal tema "Stavaeleganza", ovvero come usare i capi che non abbiamo mai usato all'insegna della libera eleganza ma soprattutto del divertimento.
Il Primo Gran Ballo è peraltro dedicato alla solidarietà: i fondi raccolti dalla distribuzione delle mascherine Rosso-Valletto all'ingresso, saranno destinati ad associazioni che tutto l'anno si impegnano nel sociale, come l'a Croce Rossa sezione di Ivrea.
"Obiettivo è riunire – come spiegano i fondatori - il contesto storico di componenti realmente esistite ma abbandonate da anni, (come lo dimostrano testimonianza fotografiche e scritti anche del Pietra) ad una serata legata alla “festa” e alla spensieratezza... fattore che ha unito la voglia di dire “io c'ero e ne sono testimone” ai racconti tramandati da generazioni di momenti goliardici privati che hanno fatto si che il duro “lavoro” della recita sul palcoscenico eporediese (nel rispetto del copione) potesse andare avanti proprio perché supportato di momenti estremamente divertenti e memorabili tanto da far esclamare agli amanti del nostro carosello: anche questo è Carnevale!"
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