Alessandro Svaluto Ferro, sconfitto al recente congresso del Pd da Stefania Rotundo raccogliendo un onorevole 36%, ha rifiutato l'offerta dell'avversaria di entrare in segreteria. Hai chiesto la presidenza del partito? “Non ho chiesto nulla e non ho posto nessun tema se non quello dei progetti e dei contenuti, su cui non ho ricevuto risposta. Stefania mi ha chiesto un incontro di 5 minuti dopo l'ultimo consiglio in cui mi ha chiesto di entrare in segreteria. Ho chiesto in quale prospettiva e non ho avuto risposta. Dopo qualche giorno di riflessione ho detto che non intendevo accettare. Penso che nello staff del segretario non debba esserci direttamente il suo avversario. Così ho dato una serie di nomi spendibili al posto del mio”. Stefano Leccese e Daniele Cesareo. Perchè loro? “Per un criterio preciso: sono due giovani che hanno fatto un percorso assieme a me, mi sembrava una scelta coerente. Ci sarebbe stato anche Luca Di Pippo, ma lui aveva già fatto esperienza di segreteria”. Hai fatto il nome di Cesareo per “sfregiare” Rotundo (Cesareo è considerato il nemico numero uno della segretaia, ndr)? “Se la si vuole leggere in modo malizioso lo si considera uno sfregio, ma Daniele mi sembra il profilo ideale per il “partito dei trentenni”. Poi sappiamo che lui è molto plateale nelle sue manifestazioni, e questo non ha giovato...” Ma ti pareva pensabile che lavorassero assieme, lui e Rotundo? “Sai qual è il problema? Che in questo partito si fanno ancora veti sulle persone. Se avessi proposto Greco, Tiziano, Palumbo, Vacis, che sarebbe successo? I veti non devono esistere”. È vero però che Rotundo ti aveva chiesto una donna? “Sì. Ma appena due ore prima dell'assemblea in cui si sarebbe discusso della segreteria. Non si affronta così il problema, specie se si ha avuto un mese per scegliere la segreteria. Non avrei avuto neanche il tempo di fare due telefonate. E poi esiste una questione politica, piantiamola di usare le donne come una bandiera, questo è un partito, non il casting del Grande Fratello. Le quote rosa vista così sono svilenti per le donne stesse”. Come giudichi il primo mese della segretaria? “Non do le pagelle, non sono un professore. Ho pochi elementi per esprimermi. Dico che sarebbe interessante che il partito parlasse di lavoro, la questione non è rinviabile, anche perchè il partito rischia di spaccarsi”. È vero che la tua rosa di nomi gliel'hai proposta via sms? “Sì. Ma è questione rilevante?” Evidentemente sì, se lo sanno anche i giornalisti. Insomma, vuoi fare il presidente del Pd? “Non sono qui a elemosinare niente, non voglio premi di consolazione. Per me è inopportuno che un avversario del segretario entri nel suo staff esecutivo. Diverso sarebbe affidargli un ruolo di garanzia. Ma la proposta dovrebbe arrivare dal segretario, io non vado certo da lei col piattino in mano. E poi parliamo di più di questioni e meno di poltrone. Chi vince ha la responsabilità di dare gli indirizzi, non è la minoranza a dover rivendicare diritti. Io avrei potuto fare il discorso della vecchia politica, pretendere un 36% della segreteria. Non l'ho fatto. Ora spetta al segretario accogliere un'indicazione”. Quindi se ti offre la presidenza dici di sì. “Ci pensiamo”. A prescindere da chi ci vada, la presidenza è un ruolo che ritieni utile? “Se è un ruolo di bandiera meglio tenerlo nel cassetto, se invece ha una funzione effettiva, rappresentare tutti gli iscritti, convocare assemblee, provocare dibattito, è bene istituirlo. Però fino a un anno fa c'era poi, non si capisce perchè, è stato eliminato...”.
lorenzobernardi@giornalelavoce.it
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