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SAN MAURO. Il cantiere Green River è fermo, in 35 senza una casa

SAN MAURO. Il cantiere Green River è fermo, in 35 senza una casa

Il cantiere Green River, lungo via Torino a San Mauro Torinese

All’epoca, l’impresa “Rosso” era appena uscita a testa alta dalla costruzione dello Juventus Stadium. Cinquantamila posti a sedere, una struttura da fare invidia a Anfield Road. Un gioiellino. Era il 2011. Chi decise di acquistare un appartamento nel complesso edilizio “Green River” di San Mauro Torinese, era probabilmente certo di aver chiuso un ottimo affare. L’impresa Rosso era una vera e propria garanzia.   Ora facciamo un salto nel tempo. Novembre 2014. Oggi. La pioggia cade copiosa, andando a bagnare senza ritegno il cantiere ancora ampiamente incompleto del Green River. Il cancello d’ingresso è rigorosamente chiuso. All’interno, nessuno lavora più da mesi e mesi. Peggio: all’interno, nessuno sa più dove sbattere la testa. Palladio 05, Lis, Cerutti: le aziende costruttrici si sono susseguite l’una dopo l’altra senza riuscire a terminare i lavori. I primi a farne le spese (nel vero senso della parola) sono tutti coloro che hanno già acquistato un alloggio (o peggio, dei locali per un’attività commerciale) anticipando per giunta ingenti somme di denaro.   “Siamo circa una quindicina di famiglie ad aver acquistato in edilizia libera, una ventina in edilizia convenzionata. In media, ognuno di noi ha già pagato tra i 150 e i 200mila euro. Poi c’è anche chi ha anticipato più di mezzo milione…” raccontano tre acquirenti rimasti finora a bocca asciutta. Si parla di centinaia di migliaia di euro spesi senza alcuna certezza, oggi, di ottenere effettivamente l’alloggio. Senza considerare tutti coloro che hanno venduto il vecchio appartamento, in previsione di acquistare il nuovo, e oggi sono costretti a vivere in affitto, sommando spese ad altre spese. E chissà per quanto tempo ancora. Il problema, in fondo, è proprio questo: nessuno sa quando finiranno i lavori, nessuno sa nemmeno quale impresa dovrà portarli a termine.   Facciamo un passo indietro, e ripercorriamo i fatti. Gli acquirenti del Green River hanno stipulato il loro primo contratto con la Palladio 05, una società il cui unico socio è Francesco Rosso. Lo stesso dell’impresa che costruì lo Juventus Stadium. Rosso ha fatto la fine che ha fatto, con oltre 240 milioni di debiti. “Palladio 05” ha mantenuto la “paternità” del cantiere, promettendo la consegna dell’immobile entro dicembre del 2012. In un anno e mezzo, insomma, i lavori sarebbero dovuti terminare. Dopo 4 mesi, però, tutto si ferma. Problemi economici. Nel frattempo gli acquirenti hanno già pagato i primi ingenti acconti. A settembre del 2013 entra in scena LIS, impresa di Vercelli che ha acquisito il ramo d’azienda della Rosso, subentrando alla Palladio. La nuova ditta parte in quarta con i lavori, fissando la data di fine cantiere a settembre 2014. Ma dopo tre o quattro mesi, si blocca di nuovo tutto. Siamo a gennaio del 2014, quando la LIS comunica agli acquirenti che “ci sono difficoltà” e che c’è da capire come e quando proseguire con i lavori. I malumori, manco a dirlo, si moltiplicano sempre più velocemente. A giugno, LIS deposita una richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Milano, di fatto ammettendo l’incapacità di proseguire.   A questo punto entra in scena la Cerutti Lorenzo Srl, azienda di Borgomanero che “opera nel mondo dell’edilizia da oltre trent’anni”, si legge su internet. Tant’è che di fronte a una richiesta di intervista da parte della nostra testata giornalistica, in data 7 luglio 2014 la LIS afferma che l’appalto è stato trasferito alla Cerutti Lorenzo esattamente il 20 giugno. E infatti la Cerutti scalda i motori: assume capocantiere e geometra della LIS, in modo da prendere il controllo del cantiere. A settembre il cancello riapre, per poi chiudere 20 giorni dopo. Da allora, più nulla. Misteriosamente tutto si risolve in un nulla di fatto. Addirittura, capo-cantiere e geometra vengono mandati a seguire altri cantieri gestiti dalla Cerutti. E il Green River rimane lì, senza una guida, senza un futuro chiaro.   “Il problema è la banca che non vuole prendersi la responsabilità di rifinanziare il cantiere” dicono gli acquirenti, riportando le parole che a loro volta hanno sentito ripetere fino alla nausea dai responsabili dei lavori. Da agosto ad oggi, però, un accordo con la Veneto Banca ancora non è stato trovato. E il tempo scorre. In mano, gli acquirenti non hanno nulla. Possono solo attendere la fine del cantiere, nella speranza di non veder andare in fumo i risparmi investiti nell’acquisto del nuovo alloggio.

lucaschiliro@giornalelavoce.it

   
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