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06 Novembre 2014 - 10:06
PALAZZO GIUSIANA
In tre decidono di partire di notte. Senza patente, alla guida dell'auto prestata dalla sorella d'uno di loro. Una bravata, tra il divertimento e il pericolo. Ma a pochi Km incontrano un posto di blocco e invece di fermarsi, rischiando una multa salata, schizzano via per le strade di Rivarolo. L'inseguimento termina, però, ahiloro, in frazione Argentera, dove il veicolo sbanda e va a finire in un campo agricolo. Quella bravata è così costata grossi guai a tre giovani incoscenti che non solo hanno demolito il veicolo ma si sono sorbiti un evitabile processo.
Il guidatore, Lorenzo Milone, di San Giorgio, minorenne all'epoca dei fatti, nel 2011, ha già affrontato un processo davanti al Tribunale dei minori, con sentenza passata in giudicato. Per gli altri due amici, Leopoldo Rienzi, sempre di San Giorgio, e Daniele Guglielmetto, di Montalenghe, entrambi 19enni (difesi rispettivamente dagli Avvocati Cellerino del Foro di Ivrea e Radicchi del Foro di Torino), le beghe legali sono terminate martedì scorso. Il giudice Claudia Colangelo li ha assolti dall'accusa di resistenza a Pubblico Ufficiale.
Sono stati gli stessi militari che li avevano inseguiti a scagionarli, alleggerendo il peso delle accuse contenute nel capo di imputazione. I Carabinieri Giuseppe D'Alonso (oggi in servizio a Roma) e Roberto Annè della stazione di Rivarolo hanno infatti raccontato di un inseguimento cominciato quando, la sera del 7 febbraio di tre anni fa, vero le 22, di fronte al posto di blocco alla stazione della cittadina, era sfrecciata un'auto senza rispettare l'alt. Anzi il veicolo aveva accelerato dando il via ad una corsa ai 150 km orari, "col rischio di finire e di farci finire fuori strada", terminata, dopo 5 Km, nella frazione. "Era stato addirittura necessario sparare due colpi in aria – ha riferito Annè – e intanto abbiam chiamato altre auto di servizio".
I tre avevano tentato di ripartire, senza riuscirci. Ormai acciuffatti, s'erano messi ad imprecare. "Parole di circostanza, imprecavano più che altro contro se stessi" hanno sottolinea i Carabinieri. "Sbirri di merda" ma soprattutto: "cazzo abbiamo fatto?". Nessun comportamento, in ogni caso, che potesse incutere timore. "Non so perchè non mi sono fermato, i miei amici mi hanno rimproverato per quel gesto" ha aggiunto Milone, sentito in aula.
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