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27 Dicembre 2013 - 11:22
Avrebbero approfittato della fiducia riposta in loro dall'anziana amica di famiglia per appropriarsi del suoi averi. Per questo sono finiti alla sbarra con l'accusa di "appropriazione indebita" Annamaria Barroero di Cuorgnè, il figlio Andrea Coello e la nuora Erika Aimonetto residenti a Chiesanuova. Venerdì scorso sono stati condannati tutti e tre, rispettivmente a 6, 8 e 4 mesi di reclusione oltre ad una multa e al pagamento delle spese processuali. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Ivana Peila che ha accolto parzialmente la richiesta alla condanna per tutti a sei mesi formulata dal Pubblico Ministero Roberta Bianco, ritenendo più grave la posizione del Coello a cui l'anziana Mariangela Pescetto aveva affidato investimenti immobiliari, intestandogli beni per un'onerosa somma di 535mila euro. Durante le ultime udienze la difesa aveva puntato molto sui rapporti di amicizia e fiducia che avevano indotto la Pescetto, rimasta vedova e sola, a decidere, tra il 2005 ed il 2008, di nominare sua erede la Barroero ed affidare alla famiglia la gestione del suo patrimonio, probabilmente per "metterlo al sicuro dal fratello che temeva lo dilapidasse" come hanno riferito diversi testimoni della difesa interrogati in aula. Di sicuro si trattava di un patrimonio sostanzioso. E la Pescetto in quegli anni si era resa anche disponibile ad alcuni prestiti nei confronti dei figli della Barroero per aiutarli a superare la difficile congiuntura economica. Qualcosa si era rotto, però, nel rapporto, nel 2010. Coello, in aula, ha riferito di alcune indecisioni manifestate dall'anziana al ritorno da un viaggio a Medjugorje: non era più convinta degli investimenti immobiliari effettuati a Cavaglià. Per questo aveva alla fine deciso di sporgere denuncia nei confronti di quelle persone che le erano state inizialmente vicine nella sofferenza della perdita del marito. Pescetto, però, non si è costituita parte civile, non ha voluto chiedere alcun risarcimento.
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